Pillola dei 5 giorni dopo: i risultati di un’indagine in 300 strutture pubbliche
Test di gravidanza per la prescrizione
della nuova contraccezione d’emergenza disponibile solo nel 20% dei consultori e
pronto soccorso italiani.
O.N.Da e Aidos:
“Basta barriere per le donne”
L’obbligo del test di gravidanza per
la prescrizione della nuova contraccezione d’emergenza nega il diritto delle
donne ad accedere a un farmaco più efficace per evitare una gravidanza
indesiderata.
Milano, 25 Ottobre.
In
quasi quattro consultori italiani su cinque non vengono forniti gli stick per i
test di gravidanza necessari a ricevere la prescrizione della nuova
contraccezione d’emergenza. E nel Sud la situazione peggiora: poco più di un
consultorio su dieci può disporre dei test (15,4%). Il quadro diventa ancora più
critico nei pronto soccorso: nell’81% dei casi non ci sono gli stick sulle
urine; nel Sud il vuoto è quasi assoluto: sono pochissimi, infatti, i pronto
soccorso in grado di effettuare test di gravidanza rapidi (appena
l’11%).
I risultati? Le donne sono costrette a pellegrinaggi estenuanti verso strutture in grado di rispondere alle loro esigenze o verso laboratori di analisi per test più invasivi e costosi. E se proprio non possono effettuare il test in tempi rapidi devono ricorrere ad altri contraccettivi, meno efficaci rispetto alla nuova opzione terapeutica.
È quanto emerso da una
ricerca svolta da Datanalysis e realizzata in 200 consultori e 100 pronto
soccorso-DEA presenti su tutto il territorio
nazionale.
Un’indagine che parla
chiaro: il test obbligatorio e la sua carenza negli istituti pubblici deputati
alla prescrizione della contraccezione d’emergenza ostacolano, ed in molti casi
negano, di fatto, la possibilità di accesso a un farmaco più efficace; se
assunto nelle prime 24 ore dal rapporto sessuale, riduce di ben due terzi il
rischio di gravidanza indesiderata rispetto alla precedente opzione
farmacologica.
Un quadro decisamente
negativo, anche perché l’Italia è l’unico Paese - tra i 61 nel mondo dove è
stata autorizzata la vendita della nuova pillola per la contraccezione
d’emergenza - sottoposto all’obbligo “della presa visione del medico di un test
di gravidanza negativo prima della prescrizione”.
Non va dimenticato
inoltre che ancora oggi, a causa della presenza di obiettori o per problemi
organizzativi, cinque consultori su dieci e ben sei pronto soccorso su dieci non
prescrivono la contraccezione d’emergenza.
E così, tra ostacoli e pellegrinaggi, quella che dovrebbe essere per le donne la “pillola del dopo” diventa la “pillola del mai”.
E così, tra ostacoli e pellegrinaggi, quella che dovrebbe essere per le donne la “pillola del dopo” diventa la “pillola del mai”.
“La contraccezione
d’emergenza – sottolinea Francesca Merzagora,
Presidente di O.N.Da – è un presidio di prevenzione validato e conosciuto, ma,
alla luce dei dati, emerge come l’equità di accesso e il diritto alla miglior
cura disponibile sia fortemente messo in discussione. Da una parte, infatti, ci
sono poche strutture che prescrivono, dall’altra, anche quelle che lo fanno sono
ostacolate a causa dell’obbligatorietà del test di gravidanza, che, oltretutto,
come emerge dalla ricerca, risulta non fruibile in molte strutture. La
contraccezione d’emergenza è l’ultimo baluardo per scongiurare il rischio di
dover ricorrere a una interruzione volontaria di gravidanza (IVG) che, oltre ad
essere un’esperienza estremamente dolorosa per la donna, risulta di fatto un
fallimento delle politiche di prevenzione e pianificazione della salute sessuale
e riproduttiva”.
I dati in letteratura
ci riferiscono, infatti, che anche nei Paesi occidentali, nonostante il diffuso
ricorso a contraccettivi efficaci e ben tollerati, più di un terzo delle
gravidanze risultano indesiderate e, purtroppo, circa la metà dei casi si
concludono con il ricorso all’IVG. Pertanto, poter offrire alla donna un’ultima
possibilità per ridurre, non certo azzerare, questo rischio è
essenziale.
“Da ginecologa questi
dati mi sconcertano”, spiega Rossella Nappi,
ginecologa, endocrinologa e sessuologa all’Università di Pavia e Past President
dell’International society for the study of women’s sexual health (ISSWSH). “Non
comprendo, infatti, il perché di una restrizione d’accesso generalizzata e
scientificamente ingiustificata a un nuovo farmaco, che è stato valutato come
un’occasione educazionale per la salute della donna e una forma di
contraccezione più efficace”.
L’esecuzione
obbligatoria di un test di gravidanza non è, infatti, stata inserita nel
riassunto delle caratteristiche di prodotto né dall’Agenzia del farmaco europea
(l’Ema) né da quella statunitense (l’Fda). Il test eventualmente viene suggerito
solo a seguito di una adeguata valutazione clinica.
“Per di più – aggiunge Nappi – quest’obbligo diventa inappropriato nel momento in cui le nostre strutture non sono, per varie cause, in grado di eseguirlo prontamente. Questo aumenta inevitabilmente l’inaccessibilità, o comunque la difficoltà e il ritardo nell’accesso a una contraccezione d’emergenza più efficace, che nelle prime 24 ore dal rapporto non protetto riduce di ben 2/3 il rischio di gravidanza indesiderata, rispetto al vecchio farmaco, e lo dimezza nel caso di assunzione nei primissimi giorni fino a 72 ore”.
“Per di più – aggiunge Nappi – quest’obbligo diventa inappropriato nel momento in cui le nostre strutture non sono, per varie cause, in grado di eseguirlo prontamente. Questo aumenta inevitabilmente l’inaccessibilità, o comunque la difficoltà e il ritardo nell’accesso a una contraccezione d’emergenza più efficace, che nelle prime 24 ore dal rapporto non protetto riduce di ben 2/3 il rischio di gravidanza indesiderata, rispetto al vecchio farmaco, e lo dimezza nel caso di assunzione nei primissimi giorni fino a 72 ore”.
In gioco ci son quindi
i diritti femminili. “I diritti delle donne sono troppo spesso negati”, afferma
Daniela
Colombo, presidente di Aidos (Associazione Italiana Donne per lo
Sviluppo). “Rimuovere inutili impedimenti, considerando che la rapidità di
accesso è la chiave di volta per un’efficace contraccezione d’emergenza, eviterà
che l’accesso al farmaco si trasformi in una lunga maratona densa di ostacoli.
Penso in particolare alle donne più giovani, che possono trovarsi in difficoltà
a far fronte da sole a situazioni critiche. Per questo, auspichiamo che gli
organismi regolatori nazionali correggano presto questa anomalia del test
obbligatorio, uniformando i criteri prescrittivi al resto d’Europa. Perché la
prevenzione contraccettiva è un obiettivo importante di salute pubblica, cui
tutti dobbiamo collaborare”.
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