Epatite C: faldaprevir farmaco sperimentale di Boehringer



Epatite C:  dati di fase III dimostrano che faldaprevir*, farmaco sperimentale di Boehringer Ingelheim, è efficace anche in pazienti con mutazioni virali, comunemente resistenti ai farmaci

Le mutazioni del virus dell’epatite C (HCV) sono una realtà frequente e, in molti casi, comportano una minore efficacia della terapia antivirale. Faldaprevir* ha dimostrato di essere efficace anche in presenza della variante Q80K, frequentemente riscontrata, che si stima sia presente, solo negli Stati Uniti, in oltre 700.000 pazienti. Faldaprevir* viene studiato in regimi d’associazione sia con, che senza interferone. L’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha recentemente concesso la procedura di valutazione accelerata per il farmaco nell’ambito di un regime terapeutico basato su interferone. La decisione finale è attesa per l’anno prossimo.

INGELHEIM, Germania, 13 dicembre, 2013 I dati presentati in occasione del Congresso sull’Epatite HEP DART 2013, in corso dall’8 al 12 dicembre a Big Island, nelle Hawaii,  hanno dimostrato come faldaprevir*, l’inibitore di proteasi sperimentale di seconda generazione di Boehringer Ingelheim, quando usato in combinazione con interferone peghilato e ribavirina, sia efficace anche in presenza di mutazioni comunemente presenti nel virus dell’epatite C (HCV), come il polimorfismo NS3 Q80K.

La mutazione Q80K è stata rilevata nel 23% (49/127 pazienti in STARTVerso™1) e nel 40% (159/398 pazienti in STARTVerso™2) dei pazienti con epatite C di genotipo-1a. E’ stato dimostrato che la presenza di questa mutazione non impatta negativamente sulla possibilità di ottenere la  guarigione dal virus  (SVR12) nei pazienti con infezione da HCV di genotipo-1 trattati con faldaprevir* più interferone peghilato e ribavirina.1

“Questi dati sono incoraggianti in quanto dimostrano che i pazienti con la variante Q80K del virus dell’epatite C di genotipo 1 possono ottenere benefici da faldaprevir*” - ha dichiarato Christoph Sarrazin, M.D., Professore di Medicina della Clinica Universitaria Johann Wolfgang Goethe di Francoforte - “In alcune aree del mondo, la mutazione Q80K è presente in quasi il 50% dei pazienti con epatite C di genotipo-1a, che possono potenzialmente richiedere ulteriori screening prima di iniziare la terapia con gli inibitori di proteasi. L’efficacia di faldaprevir* nei confronti di questa variante del virus HCV di genotipo 1 consente di evitare di sottoporre i pazienti a queste indagini, prima del trattamento”.

La proteasi NS3/4A è fondamentale per la replicazione del virus HCV, ed è un target degli antivirali ad azione diretta, quali faldaprevir*. La mutazione Q80K di NS3 è il più frequente polimorfismo che può essere presente sul segmento NS3 del virus dell’epatite C di genotipo-1, essendo stata osservata in una percentuale che arriva sino al 47% dei pazienti. La prevalenza della variante Q80K del virus varia a seconda delle regioni geografiche, ed è particolarmente elevata negli Stati Uniti.4

Faldaprevir* è il primo farmaco sperimentale della pipeline di Boehringer Ingelheim in ambito epatite C e viene studiato in regimi d’associazione sia con, che senza interferone. L’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha recentemente concesso la procedura di valutazione accelerata per faldaprevir*. Se approvato dalla Commissione Europea, il farmaco potrebbe essere disponibile per la commercializzazione nell’Unione Europea nella seconda metà del 2014, nell’ambito di un regime terapeutico basato su interferone. Boehringer Ingelheim intende rendere disponibile a breve anche uno dei primi regimi terapeutici per l’epatite C interferon free. I risultati degli studi di Fase III HCVerso® con il regime terapeutico senza interferone con l’associazione di  faldaprevir*, deleobuvir* e ribavirina  saranno disponibili nel 2014.  

Ulteriori presentazioni al Congresso HEP DART
Sono stati presentati ieri nell’ambito della ‘sessione orale abstract II’ i risultati preliminari di uno studio con il regime orale composto da faldaprevir* e deleobuvir* di Boehringer Ingelheim e da PPI-668* di Presidio, con e senza ribavirina per 12 settimane che hanno dimostrato  un’alta percentuale di risposta virologica nei pazienti trattati. I primi risultati del trial di Fase II, ancora in corso, sono stati presentati in occasione del recente 64° Congresso Annuale dell’Associazione Americana per lo Studio sulle Malattie del Fegato (AASLD).
Contatti:
Marina Guffanti
Comunicazione
Boehringer Ingelheim Italia SpA
Phone:  + 39 – 02 5355453
Cell.     +39 348 3995284


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