Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva
Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO):
in Italia si stima che ci siano 4.400.000 pazienti di
cui il 61% non diagnosticato.
In prossimità della XIII Giornata Mondiale della
BPCO, prevista per il 19 novembre, i rappresentanti delle principali
società scientifiche SIMeR, AIMAR, AIPO e SIMG si confrontano
sull’importanza della gestione clinica integrata della patologia e
presentano il Progetto educazionale EUREKA
5 novembre 2014, Milano -
Il progressivo invecchiamento della
popolazione anche nel nostro Paese vede un costante aumento di molte patologie
croniche come ad esempio alcuni tipi di malattie respiratorie. La
Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (Bpco) è una di queste:
caratterizzata da un’ostruzione irreversibile delle vie respiratorie è
solitamente progressiva e associata ad uno stato di infiammazione cronica. In
Italia si stima che la BPCO riguardi 4.400.000 pazienti,[1] molti dei quali non correttamente
diagnosticati o adeguatamente trattati, e si prevede che nel 2020
questa condizione possa rappresentare la 3° causa di morte nel mondo.[2]
Alla luce della XIII Giornata
Mondiale della BPCO del 19 novembre, i rappresentanti delle
principali società scientifiche italiane in materia si sono riuniti a Milano per
un approfondimento dedicato alla patologia, agli approcci terapeutici
attuali e futuri e all’importanza di una gestione multidisciplinare e
integrata che assicuri un’efficace presa in carico del paziente. “La BPCO
si manifesta con ostruzione cronica delle vie aeree e diminuzione del flusso
respiratorio, risultanti dalla combinazione di lesioni diverse e variabili per
sede, tipo, gravità o estensione – afferma il Professore Carlo
Mereu, Direttore Struttura Complessa di Pneumologia e Direttore Dipartimento
Specialità Mediche ASL2 Savona, e Presidente SIMeR (Società Italiana di
Medicina Respiratoria) – Tra le maggiori cause di questa condizione, va
considerato il tabagismo, seguito dall’esposizione ad agenti inquinanti e
dall’inalazione di sostanze nocive”.
I sintomi della
BPCO (tra i più frequenti tosse
protratta, presenza di catarro, dispnea, limitata tolleranza all’esercizio
fisico e influenza o bronchiti che tardano a guarire) vengono spesso
sottovalutati e trascurati, poiché ritenuti conseguenza pressoché naturale
del fumo o dell’invecchiamento della persona. Ciò fa sì che la diagnosi
avvenga in ritardo o non avvenga affatto. Il principale strumento
diagnostico per la BPCO è la spirometria, esame che verifica
l’ostruzione del flusso aereo, unita alla valutazione di sintomi respiratori e/o
esposizione ai fattori di rischio, della qualità di vita e a eventuali altre
indagini di funzionalità respiratoria. “Si pensi che in alcuni pazienti la
BPCO viene diagnosticata attorno ai 60 anni, quando la malattia è ad uno stadio
avanzato e la funzione respiratoria risulta già significativamente compromessa –
prosegue Mereu – La spirometria, che richiede massima
collaborazione da parte del paziente, nonché la presenza di personale
adeguatamente istruito, è purtroppo un esame poco effettuato. Questo aspetto,
insieme alla non adeguata valutazione dei fattori di rischio, contribuisce ad
accrescere la problematica della sottodiagnosi”.
Come per tutte le grandi
cronicità, la corretta gestione della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva
(BPCO) richiede un programma di monitoraggio della malattia che consenta di
adattare il trattamento alla progressione della stessa e, soprattutto, un
precoce intervento della riabilitazione respiratoria per prevenire l’invalidità
polmonare. “La terapia del paziente con BPCO in fase stabile - precisa
il Professore Fausto De Michele, Primario della U.O. di Pneumologia I e
Fisiopatologia Respiratoria dell'Ospedale Cardarelli di Napoli e Presidente
Nazionale AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri) - prevede
innanzitutto la rimozione dei fattori di rischio, con particolare riferimento al
fumo di sigaretta. Attualmente sono, inoltre, disponibili diversi farmaci
broncodilatatori a lunga durata d’azione (LAMA, anticolinergici long acting,
LABA, β2-agonisti a lunga durata d’azione associabili a steroidi inalatori) che
sono molto efficaci nel controllo dei sintomi del paziente ed in grado di
rallentare la progressione della malattia”.
Nel corso della storia
naturale della condizione patologica, il paziente con BPCO può andare
incontro a riacutizzazioni, prevalentemente su base infettiva (virale e/o
batterica) che rappresentano la principale causa di visite mediche,
ospedalizzazioni e decessi. “Per la prevenzione delle riacutizzazioni è
importante l’esecuzione in tutti i pazienti della vaccinazione antinfluenzale,
associata al regolare trattamento farmacologico di base – afferma De
Michele – Per quanto riguarda il trattamento delle esacerbazioni, quelle
meno gravi possono essere trattate a domicilio con l’aumento del livello di
trattamento basale e l’integrazione, se necessario, di antibiotici e steroidi.
Nei casi più gravi bisogna ricorrere alla ospedalizzazione, possibilmente in
ambiente specialistico pneumologico – conclude De Michele - per la
possibilità di utilizzare, quando necessario, presidi quali l’ossigenoterapia
continua e la ventilazione meccanica non invasiva al fine di ridurre il rischio
di ricovero in area critica (rianimazione)”.
Il paziente con BPCO
richiede una gestione piuttosto complessa, soprattutto in considerazione del
fatto che frequentemente si tratta di un paziente anziano, diagnosticato in
ritardo, molto probabilmente fumatore (o ex fumatore) e con possibili
comorbilità. Per la presa in carico ottimale di questo tipo di paziente è
pertanto necessario un approccio multidisciplinare, che veda la
massima collaborazione tra il medico di medicina generale e lo specialista
pneumologo (ed eventuali altri figure professionali coinvolte
nell’assistenza domiciliare) e che incontri un sistema di cure integrate sul
territorio.
“Il medico di medicina
generale ricopre un ruolo fondamentale, innanzitutto nella prevenzione e nella
diagnosi precoce della malattia –
afferma il Dott. Germano Bettoncelli, Medico di Medicina Generale a
Brescia e Responsabile Nazionale Area Pneumologica SIMG (Società Italiana di
Medicina Generale) – se si considera che in un anno ha la possibilità di
visitare in media circa l’80% dei propri assistiti. Di fronte a un paziente con
BPCO, è fondamentale che il medico di medicina generale imposti un piano di
presa in carico globale, che tenga conto della cronicità della patologia, della
sua progressiva evoluzione e del rischio di esacerbazioni della stessa. –
conclude Bettoncelli - Soltanto una buona relazione tra medico di medicina
generale e specialista, in un contesto di gestione integrata territoriale,
purtroppo ancora in parte da costruire, permetterà di offrire al paziente la
continuità assistenziale auspicabile”.
E’ proprio con l’intento di
sensibilizzare i medici di medicina generale sulla diagnosi precoce della
BPCO e sulla gestione globale del paziente, che il board scientifico
composto dai Presidenti delle Società AIPO, SIMeR, AIMAR e SIMG, con il
contributo non condizionato di Biofutura, ha dato vita al progetto
educazionale EUREKA, in occasione della XIII Giornata Mondiale
della BPCO del prossimo 19 novembre. “Il progetto EUREKA
– spiega il Prof. Fernando De Benedetto, Direttore dell’UOC di
Pneumologia Presidio Ospedaliero Clinicizzato di Chieti e Presidente AIMAR
(Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo studio delle Malattie
Respiratorie) – prevede lo svolgimento di 150 incontri ECM sul territorio
nazionale che coinvolgeranno oltre 1.000 medici di medicina generale con
l’intento, grazie anche al coordinamento di uno specialista pneumologo, di
fornire un’opportunità educazionale sulla gestione clinica integrata della
BPCO”.
La ricerca clinica e
farmacologica attuale nell’ambito della BPCO prosegue nell’impegno di valutare i
benefici derivanti dall’associazione di farmaci broncodilatatori come i LABA
(β2-agonisti a lunga durata d’azione) o i LAMA (anticolinergici a lunga durata
d’azione), tra loro o eventualmente associati a steroidi.
“Recenti studi clinici
hanno mostrato che la combinazione fissa di due broncodilatatori con meccanismo
d’azione sinergico- conclude De
Benedetto - ha dimostrato di migliorare la qualità di vita del paziente,
grazie a un potenziamento dell’azione e a una duplice broncodilatazione. La
monosomministrazione giornaliera dei due broncodilatatori assicura una maggiore
compliance senza che aumentino gli effetti collaterali. Questa associazione,
dunque, ha le potenzialità per diventare un’opzione terapeutica di riferimento
nel trattamento della BPCO”.
La società Biofutura Pharma
nasce nel 2001 con l’obiettivo di sviluppare prodotti etici, nutraceutici e
medical device per la cura di patologie dell’apparato respiratorio, del sistema
nervoso centrale, dell’apparato muscolo-scheletrico e del sistema vascolare,
nell’intento di espandere la presenza del Gruppo Sigma-Tau, di cui fa parte, nel
comparto farmaceutico.
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