ATROFIA VULVO VAGINALE
ATROFIA VULVO-VAGINALE (AVV) DOVUTA ALLA CARENZA DI ESTROGENI COLPISCE
CIRCA IL 50% DELLE DONNE IN POST MENOPAUSA E DIVENTA IL “KILLER SEGRETO”
DELL’INTIMITA’ DELLA COPPIA
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E’ una condizione
patologica femminile che riguarda circa una donna su due in post menopausa e i
cui sintomi principali sono secchezza vaginale e dolore durante i rapporti
sessuali. E’ ancora poco conosciuta e sotto diagnosticata: il 63% delle donne
non sa che è una condizione cronica ed oltre il 50% dei medici non ne parla con
la paziente.
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Incide sulla vita
di coppia: dopo il calo del desiderio è uno dei problemi più sentiti della
sessualità in menopausa. Il 67% delle donne con AVV evita l’intimità con il
partner.
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Il Vaginal Health
Index attraverso l’analisi di 5 parametri consente di definire la presenza e il
livello di severità dell’AVV.
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A settembre in
arrivo in Italia ospemifene, il primo trattamento orale non estrogenico per
l’atrofia vulvo-vaginale, come alternativa agli estrogeni locali. E’ per tutte
le donne che non amano le terapie locali.
Milano, 10 giugno 2015 - Irritazione, bruciore, prurito, infiammazione e
dolore durante i rapporti sessuali: ecco i principali sintomi dell’atrofia
vulvo-vaginale (AVV), un disturbo poco conosciuto e sotto diagnosticato che
insorge mediamente tra i 40 e i 50 anni e riguarda circa una donna su due in post menopausa. L’AVV consiste nella
progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare in
conseguenza della carenza di estrogeni, che portano ad un assottigliamento
delle pareti della vagina che diventano più fragili e meno lubrificate.
“Purtroppo ad oggi la AVV è una
patologia ancora poco conosciuta e sottovalutata anche se ha delle conseguenze
molto impattanti dal un punto di vista della qualità di vita della donna - afferma Alessandra Graziottin, Direttore del
Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano - La maggior parte delle donne,
infatti, non sa che l’atrofia vaginale è
legata alla carenza di estrogeni che si manifesta con l‘avanzare dell’età e
proprio per questo di solito, se non curata, si cronicizza con il passare del
tempo. Al contrario di altri sintomi della menopausa, come le vampate di
calore, l’atrofia vulvo-vaginale è una condizione che nella maggior parte dei
casi tenderà a peggiorare con il trascorrere degli anni. Ben il 63% delle donne
in post menopausa pensa che i disturbi “passeranno con l’età”, di conseguenza
poche chiedono aiuto al medico per una terapia specifica”.
L’ AVV porta ad un’importante
riduzione della lubrificazione vaginale. Inoltre può anche associarsi a lievi
perdite ematiche, condurre ad infezioni e comportare dolore durante i rapporti
sessuali. A causa dall’incremento dell’alcalinità vaginale (aumento del pH),
spesso i sintomi dell’AVV vengono scambiati per infezioni.
L’atrofia vulvo-vaginale, oltre ad intaccare la qualità di vita delle donne in post-menopausa,
ha conseguenze molto forti anche sulla vita di coppia, sia da un punto di vista
relazionale che rispetto all’intimità sessuale. Ben il 67% delle donne con
atrofia vulvo-vaginale evita l’intimità con il proprio partner1.
“I problemi legati alla AVV portano la
donna ad evitare l’intimità. L’avversione ai rapporti a causa del dolore, la
sensazione di rifiuto, i litigi e l’aggressività che ne derivano possono
causare crisi di coppia gravi fino alla separazione. - precisa Alessandra Graziottin - Si può affermare che questo disturbo
sia il “killer segreto” dell’intimità di coppia, infatti crea problemi anche all’uomo. La
penetrazione è più difficile e, in alcuni casi può facilitare la comparsa di un
vero e proprio deficit di erezione. Per molti uomini la secchezza è sgradevole
e irritante perché si sentono rifiutati sessualmente, sebbene il problema sia
prima di tutto fisico: senza estrogeni, manca la più potente spinta biologica
alla lubrificazione”.
Le donne in post-menopausa sono ancora
sessualmente attive: un sondaggio
americano,
condotto su 1.235 donne di età compresa tra i 60-e gli 89 anni, in cui la
maggior parte delle intervistate con età <80 anni, sposate o impegnate in
una relazione, ha dichiarato di aver avuto
attività sessuale nei 6 mesi precedenti. Secondo un altro sondaggio
su 874 donne in post-menopausa di età nella fascia 45-64 anni, il 64% ha
dichiarato di avere un’attività sessuale.
Che l’atrofia vulvo-vaginale possa
diventare facilmente un problema “di coppia” emerge anche da uno studio
socio-antropologico delle conversazioni online, che ha visto l’analisi di
861 messaggi associati alla menopausa, che hanno raccontato 337 storie di vita.
“La secchezza vaginale è un problema presente in quasi il 30% delle storie
online analizzate - spiega Cristina Cenci, Founder del Center for
Digital Health Humanities e Curatrice del Blog Digital Health, Nòva Il Sole
24Ore - “Dopo il calo del desiderio
è uno dei problemi più sentiti della sessualità in menopausa. Nel 43% dei
racconti, la secchezza interferisce nel rapporto sessuale”.
L’atrofia vulvo-vaginale in Italia è
un disturbo ancora sotto diagnosticato:
oltre alla reticenza delle donne nel discuterne con il proprio ginecologo,
anche da parte del medico non esiste proattività in tal senso e raramente
affrontano loro per primi il problema con le pazienti. “Più del 50% dei medici
non chiede nemmeno se esista il problema e, quand’anche la donna ne parli, la
risposta terapeutica è soddisfacente solo nel 14% dei casi. Bisogna parlarne con franchezza al medico curante”. -
aggiunge
Graziottin.
Benché nella pratica quotidiana i
medici effettuino diagnosi di atrofia vulvo-vaginale grazie al loro giudizio
clinico e con l’ispezione visiva, oggi esiste uno strumento di misurazione più
obiettivo: il Vaginal Health Index
che, attraverso l’analisi di 5 parametri (elasticità vaginale, secrezioni
vaginali, ph, mucosa epiteliale, umidità della vagina) consente di arrivare ad
un punteggio finale che definisca la presenza e il livello di AVV.
Esistono delle terapie per alleviare i
sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale?
E’ attualmente disponibile il
trattamento ormonale sostitutivo per via sistemica o la terapia estrogenica
vaginale locale, da preferire quando quella sistemica non è necessaria per
altre ragioni. A questi trattamenti si affiancano i lubrificanti non ormonali,
sebbene oltre il 40% delle donne ne sperimenta un sollievo dai sintomi
considerato insufficiente.
“Oggi la gamma di trattamenti da
utilizzare è abbastanza composita anche per le donne che non possono usare gli
estrogeni, nemmeno locali, basta pensare ad esempio a soluzioni terapeutiche
alternative come l’acido ialuronico
vaginale e il laser vaginale, o creme diverse che però non hanno l’impatto
terapeutico degli ormoni - precisa Alessandra Graziottin -. A settembre sarà invece a
disposizione in Italia un nuovo farmaco da assumere per bocca, l’ospemifene, il primo trattamento
orale non estrogenico che ha il
potenziale per diventare la prima alternativa agli estrogeni locali. E’
indicato e approvato anche per le donne che hanno avuto un tumore al seno ed
hanno completato il ciclo di trattamento, e per tutte le donne che non amano le
terapie locali”.
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