DISFORIA DI GENERE: AME CREA UNA RETE NAZIONALE DI SUPPORTO
RIBADITA LA CENTRALITÀ DELL’ENDOCRINOLOGO NEL PERCORSO DI
TRANSIZIONE DALL’AGGIORNAMENTO 2017 DELLE LINEE GUIDA DELL’ENDOCRINE SOCIETY
Milano,
13 ottobre – “La
disforia di genere (DIG) è una condizione in cui la persona ha una forte e
persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico: uomini che si
sentono donne o donne che si identificano nel genere maschile, spiega Stefania Bonadonna,
endocrinologo e coordinatore del gruppo di lavoro AME, sulla disforia di
genere. Si stima che siano in questa condizione 1 su 10-12.000 maschi e 1 su
30.000 femmine per circa 5.000 persone in Italia”.
Per
comprendere il mondo della disforia di genere si è tenuto a Milano il convegno
“TRANS-AME: trattiamo il genere” promosso dall’Associazione Medici
Endocrinologi con il Patrocinio del Comune di Milano. I problemi delle persone
transessuali sono stati oggetto di riflessione non solo dal punto di vista
medico ma anche dei diritti negati, dello stigma, dei pregiudizi, della
comunicazione dei media, del rapporto con il mondo del lavoro, ecc. ecc.
coinvolgendo non solo medici endocrinologi ma anche altri specialisti,
giornalisti, avvocati e una rappresentanza di chi vive questa condizione, per
un confronto che arricchisca le conoscenze scientifiche, cliniche e umane.
“Questo
convegno è ormai un appuntamento ricorrente su questa branca
dell’endocrinologia e un obiettivo che ci eravamo prefissati dopo la creazione
di un gruppo di lavoro specifico sulla disforia di genere al nostro interno,
continua Vincenzo
Toscano, Presidente AME. Gli endocrinologi svolgono, anche
secondo le nuove linee guida 2017 dell’Endocrine Society1, un ruolo
centrale all’interno del team multidisciplinare che segue il percorso di
transizione; abbiamo sul territorio nazionale una rete di professionisti
endocrinologi che hanno acquisito esperienza nel trattare i problemi legati
alla disforia di genere. La finalità principale del gruppo di lavoro è creare
una rete endocrinologica esperta con almeno un centro per regione che,
attraverso una formazione specifica, possa diventare un punto di riferimento
dove le persone transgender possano trovare risposte a 360 gradi. Inoltre,
insieme alle associazioni vogliamo sensibilizzare le Istituzioni perché possano
essere trovate soluzioni alle problematiche che queste persone si trovano
continuamente ad affrontare dal punto di vista medico-clinico e sociale”.
“Avere
almeno un centro di riferimento a livello regionale, continua Stefania
Bonadonna, dove le persone transgender possono trovare un team completo con le
competenze di tutti gli specialisti del team multidisciplinare come ginecologo,
psicologo, urologo, chirurgo ma anche infermieri e operatori sanitari, è
importante anche per far fronte al grave problema dell’automedicazione.
Infatti, secondo uno studio pubblicato sul Journal
of Sexual Medicine2, il 25% delle donne transgender si
autoprescrive la terapia ormonale procurandosi i farmaci su internet. Il
passaparola, informazioni trovate online e terapie fai da te sono molto
pericolose perché fatte senza alcuna consulenza medica e fuori dagli opportuni
controlli periodici necessari. Qualsiasi intervento, dalle terapie ormonali
agli interventi chirurgici deve essere fatto con la piena consapevolezza di
cosa comporti il percorso di transizione, soprattutto perché si tratta di
terapie mediche e chirurgiche irreversibili”.
“Inoltre,
qualunque cura o intervento chirurgico ha possibili effetti collaterali tanto
più se mirato ad una trasformazione che il corpo umano non prevede. In Italia
non esistono studi sugli effetti a lungo termine della transizione e in
generale, anche gli studi fatti in altri paesi, sono spesso insoddisfacenti per
il numero esiguo di pazienti anche a causa della mancanza di fondi. Secondo una
ricerca pubblicata sull’ European
Journal of Endocrinology3 e
condotta su 966 donne transgender e 365 uomini transgender in cura
ormonale con un follow-up mediano a più di 18 anni, l’uso di testosterone in
uomini transgender non porta ad un aumento della mortalità generale e della
mortalità per cause specifiche rispetto alla popolazione generale. Per le donne
transgender la mortalità è circa del 50% più alta rispetto al resto della
popolazione ma non per cause legate agli ormoni, portando alla conclusione che
le terapie ormonali sembrano essere sicure a lungo termine ma ci sarebbe
bisogno di ulteriori studi di approfondimento. Un dato invece risulta essere
determinante: l’auto-accettazione e l’accettazione da parte dei familiari e
amici è molto importante per il benessere psico-fisico delle persone
transessuali, quando questa manca vi sono ricadute sulla salute e si registrano
alti tassi di depressione e suicidio. Da questo punto di vista gli sportelli
trans svolgono un ruolo davvero essenziale offrendo sostegno, supporto e
assistenza per affrontare le questioni legate alla transizione e alla vita
quotidiana, nonché consulenza psicologica e counseling per parenti e amici di
persone transgender”, conclude Bonadonna.
In
conclusione, da un punto di vista medico c’è ancora tanto da conoscere su
questa condizione: e di questo si ha conferma anche dai dubbi espressi da molte
persone transsessuali che si domandano quali ripercussioni possano avere sul
proprio stato di salute interventi così poco ortodossi e prolungati ma,
parallelamente, si assiste anche al fenomeno inverso. Infatti c'è un movimento
molto sentito che mira a depatologizzare la condizione di transessuale e il
processo che porta al cambio anagrafico e che chiede, attraverso l’eliminazione
della diagnosi, che la persona transessuale venga messa nella condizione di
decidere da sola che cosa fare con il proprio corpo, senza dover far ricorso a
diagnosi e tribunali. Forse una via di mezzo dovrebbe essere trovata mantenendo
i controlli periodici e il follow up dello stato di salute delle persone
transgender a garanzia degli interessati.
Bibliografia
1_Hembree W.C. et al. Endocrine Treatment of Gender-Dysphoric/Gender-Incongruent Persons: An Endocrine Society Clinical Practice Guideline. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. November 2017, 102(11):1-35. https://academic.oup.com/jcem/article/doi/10.1210/jc.2017-01658/4157558/Endocrine-Treatment-of
2_ Mepham N. et al. People with Gender Dysphoria Who Self‐Prescribe Cross‐Sex Hormones: Prevalence, Sources, and Side Effects Knowledge. The Journal of Sexual Medicine. December 2014, Volume 11, Issue 12, 2995 – 3001 http://www.jsm.jsexmed.org/article/S1743-6095(15)30619-6/fulltext
3_Asscheman H. et al. A long-term follow-up study of mortality in transsexuals receiving treatment with cross-sex hormones. European Journal of Endocrinology. April 2011;164(4):635-42. http://www.eje-online.org/content/164/4/635.long
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