Covid-19, una formula probiotica riduce la durata dei sintomi e la carica virale
Covid-19, una formula probiotica riduce la durata dei sintomi e la carica virale, aumenta gli anticorpi e migliora il tasso di remissione nei pazienti lievi. Lo studio di AB-BIOTICS pubblicato dalla rivista scientifica Gut Microbes mostra i benefici del composto probiotico AB21, che agisce sul sistema immunitario sfruttando le interazioni tra intestino e polmoni
· Dopo la somministrazione della formula
probiotica, il 53,1% dei pazienti nel gruppo probiotico ha raggiunto la
remissione completa dal Covid-19 entro 30 giorni, contro il 28,1% del gruppo
placebo. Registrato anche un aumento degli anticorpi IgM e IgG specifici per il
SARSCoV2
· Lo studio
getta nuova luce sull’importanza dell’asse intestino-polmone per il sistema
immunitario e supporta l’ipotesi di un’azione antivirale di specifici ceppi
probiotici.
· Ad oggi non
esiste un trattamento a base di probiotici approvato per il Covid-19. Se altri
studi confermassero questi risultati, si potrebbero aprire nuovi scenari.
Un nuovo contributo
alla lotta contro il Covid-19 potrebbe arrivare dai probiotici. È quanto emerge dallo studio realizzato da AB-BIOTICS, azienda biotecnologica
spagnola parte della multinazionale giapponese Kaneka, e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Gut Microbes che riporta le più
importanti novità sul microbiota. Secondo la ricerca, la formula AB21, costituita da 4 specifici ceppi probiotici, produce
significativi effetti positivi nei pazienti
ambulatoriali affetti da Covid-19, con benefici
sul tasso di remissione, durata del sintomi e carica virale. A renderli
possibili è l’interconnessione tra microbiota intestinale e immunità polmonare
del cosiddetto asse intestino-polmone (GLA):
nel nostro organismo, infatti, i batteri della flora intestinale co-operano con
i meccanismi immunitari per proteggerci dalle infezioni[1].
Lo studio mostra che la somministrazione di ceppi probiotici specifici può rinforzare questi meccanismi antivirali. Una scoperta importante, che potrebbe portare a nuove opzioni per il trattamento di pazienti che hanno contratto il Covid-19 con sintomi lievi e che lascia spazio ad ulteriori approfondimenti. Al momento, infatti, esistono solo alcuni studi osservazionali e retrospettivi, ma nessun’altro studio randomizzato e controllato con placebo[2],[3]Ad oggi non esiste quindi un trattamento a base di probiotici approvato o raccomandato per trattare o prevenire il Covid-19 ma, se altre ricerche confermassero questi dati, si potrebbero aprire nuovi scenari.
Per ottenere questi incoraggianti risultati, i ricercatori hanno coinvolto 293 pazienti tra i 18 e 60 anni con diagnosi di SARS-CoV-2 lieve, non ospedalizzati di cui 126 (42%) con noti fattori di rischio come diabete e/o ipertensione; 147 pazienti sono stati trattati con AB21, 146 trattati con placebo.
AB21 è stato somministrato una volta al giorno per 30 giorni; la sua è una combinazione di 4 ceppi probiotici - composta da tre ceppi di Lactiplantibacillus plantarum (KABP022, KABP023 e KABP033) e uno di Pediococcus acidilactici (KABP021). Alla fine dei 30 giorni di osservazione, il 53,1% dei pazienti nel gruppo probiotico ha raggiunto la remissione completa (completa eliminazione dei sintomi e della carica virale), contro il 28,1% del gruppo placebo: una differenza statisticamente valida. In più, sono stati osservati effetti significativi anche nel ridurre la durata dei sintomi, la carica virale e gli infiltrati polmonari, con al contempo un aumento degli anticorpi IgM (Immunoglobine M) e IgG (Immunoglobine G), specifici per il SARSCoV2. Non sono state rilevate, invece, modifiche significative nel microbiota fecale, suggerendo che la formula probiotica abbia influenzato l’asse intestino-polmone principalmente stimolando il sistema immunitario dell'ospite piuttosto che alterando la composizione del microbiota del colon.
In altre parole, con la combinazione probiotica AB21, i sintomi da Covid-19 sembrano avere una durata più breve, la carica virale si riduce, gli anticorpi aumentano e gli effetti collaterali, che per lo più riguardano disturbi digestivi, sono marginali. Del resto, analisi dettagliate degli studi esistenti hanno suggerito che i probiotici orali possono avere un ruolo nelle infezioni respiratorie come il raffreddore e l'influenza[4],[5]. È importante ricordare che durante la realizzazione della ricerca, non si sono verificati aggravamenti da Covid-19 che hanno richiesto il ricovero o il ricovero in terapia intensiva o che hanno portato alla morte. Pertanto, non è stato possibile valutare direttamente l'utilità di questo probiotico nella prevenzione dell'aggravamento o del decesso causato dal Covid-19. Lo studio, inoltre, è stato condotto in un singolo centro, includendo solo pazienti di etnia ispanica di età compresa tra i 18 e i 60 anni: in futuro saranno necessari ulteriori approfondimenti sulle popolazioni di altre etnie e fasce di età. È necessario sottolineare, inoltre, che a causa dell’utilizzo di ceppi probiotici specifici, non è possibile attribuire gli effetti immunitari dei probiotici riportati nello studio ad altre formule[6],[7],[8]..
La formula AB21, con aggiunta di Vitamina D per contribuire al normale funzionamento del sistema immunitario, è contenuta in un integratore già messo in commercio in Italia, Francia, Spagna e Portogallo da Zambon, multinazionale farmaceutica impegnata nell’innovazione e nello sviluppo per migliorare la qualità della vita dei pazienti e la salute delle persone.
"I risultati positivi riportati da questo studio sono un importante passo avanti nel nostro continuo impegno a sostegno dei pazienti Covid-19 - commenta Pedro Gutiérrez-Castrellón, MD, MSc, DSc, Hospital General Dr. Manuel Gea González. Sec. Salud. México. Pochi studi fino ad oggi hanno evidenziato soluzioni efficaci per ridurre la durata dei sintomi e la carica virale nei pazienti ambulatoriali Covid-19. Un probiotico orale che aiuta non solo a ridurre la carica virale ma anche gli infiltrati polmonari e la durata dei sintomi, come il probiotico AB21 sperimentato in questo studio, potrebbe aiutare quindi a supportare i pazienti ambulatoriali in modo più semplice, affiancando le terapie standard riconosciute.”
Lo studio:
Gutiérrez-Castrellón P. et al. Gut Microbes, 2022 ;
14:1, 2018899, DOI: 10.1080/19490976.2021.2018899
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8757475/
[1] Panwar,
RB et al. Genes Immun 22, 255–267 (2021). https://doi.org/10.1038/s41435-021-00129-5
[2]
Ceccarelli G et al. Front Nutr. 2021;7:613928.
doi:10.3389/fnut.2020.613928
[3] Gutiérrez-Castrellón P. et al. Gut
Microbes, 14:1, 2018899, DOI: 10.1080/19490976.2021.2018899
[4] King S et al. Br J Nutr. 2014;112:41–54. doi:10.1017/ S0007114514000075
[5] Hao Q et al. Cochrane
Database Syst Rev. 2015;2015:CD006895. doi:10.1002/14651858. CD006895.pub3
[6] Paineau D et al., 2008
DOI:10.1111/j.1574-695X.2008.00413.x
[7] Hill, C. et al. Nat. Rev.
Gastroenterol. Hepatol. 11, 506–514; doi:10.1038/nrgastro.2014.66
[8] Zhao W et al., 2021, Front. Immunol.
12:643420. doi: 10.3389/fimmu.2021.643420
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