Tassi significativamente più bassi di recidiva di TEV si sono riscontrati nei pazienti oncologici trattati con rivaroxaban, rispetto all'attuale standard di cura

  • Nel corso dei sei mesi di trattamento solo il 4% dei pazienti trattati con rivaroxaban ha presentato recidive tromboemboliche (TEV), rispetto all'11% di quelli che hanno ricevuto lo standard di cura
  • l TEV è un problema rilevante nei pazienti oncologici che mostrano un rischio da quattro a sette volte superiore di recidiva tromboembolica, rispetto a chi non è affetto da tumore



Milano, 8 giugno 2018 Sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology[i] i risultati dello studio clinico Select-D, che ha valutato l’effetto di rivaroxaban, un farmaco Bayer inibitore orale del Fattore Xa, sulle recidive di tromboembolismo venoso (TEV) in pazienti con malattia oncologica attiva. I ricercatori hanno riscontrato percentuali significativamente inferiori di recidiva di TEV nei pazienti in terapia con rivaroxaban rispetto a quelli in terapia con dalteparina, un’eparina a basso peso molecolare, attuale standard terapeutico.
In particolare, il tasso di recidiva di TEV a sei mesi è stato dell’11% con dalteparina e del 4% con rivaroxaban. Le percentuali d’emorragia maggiore in entrambi i bracci di studio sono state relativamente basse e in linea con quelle osservate in studi precedenti[ii],[iii]. I risultati dello studio clinico Select-D erano stati presentati al 59° Congresso Annuale della Società Americana di Ematologia (ASH) a dicembre 2017.

Chi ha una malattia oncologica attiva ha un rischio da quatto a sette volte superiore di sviluppare TEV[iv] rispetto a chi non la ha, e la chemioterapia può ulteriormente aumentare questo rischio fino a sei volte4. I casi di trombosi associata a malattia oncologica sono quasi 1/5 dei casi di TEV4 e la gestione di questa popolazione di pazienti assorbe una quantità significativamente maggiore di risorse sanitarie[v].

Nello studio Select-D è stato riscontrato che la sopravvivenza complessiva a sei mesi è risultata superiore nei pazienti trattati con rivaroxaban (75%), rispetto a quelli in terapia con dalteparina (70%). Anche se è stato riscontrato un aumento relativo di sanguinamento non-maggiore, clinicamente rilevante, pari a tre volte con rivaroxaban rispetto alla dalteparina, le percentuali d’emorragia maggiore in entrambi i bracci di studio sono state relativamente basse e in linea con quelle osservate in precedenza2,3. 

“La pubblicazione di questi risultati fornisce ulteriori evidenze, di cui vi era una grande necessità, su come aiutare al meglio quei pazienti con trombosi associata a malattia oncologica” - ha dichiarato Michael Devoy, Responsabile Medical Affairs & Farmacovigilanza della Divisione Pharmaceuticals di Bayer. “Siamo impegnati ad esplorare migliori strategie terapeutiche per questa popolazione di pazienti e lo studio Select-D fa parte del più ampio programma CALLISTO, attraverso il quale continuiamo ad affrontare alcune delle sfide fondamentali e evidenze di lacune nel trattamento della trombosi associata a malattia oncologica”.

Lo Studio Select-D1
Si tratta di uno studio indipendente mirato alla valutazione della terapia anticoagulante in pazienti oncologici selezionati, a rischio di recidiva di tromboembolismo venoso, coordinato dall’Unità Studi Clinici dell’Università di Warwick, Regno Unito. Lo studio Select-D fa parte del Programma di Ricerca Clinica CALLISTO, che si compone di iniziative d’esplorazione dei potenziali benefici di rivaroxaban nella prevenzione e nel trattamento dell’embolia polmonare (EP) e della trombosi venosa profonda (TVP), note nel loro insieme come tromboembolismo venoso (TEV), in pazienti con diversi tipi di tumore, per ottenere nuove evidenze che aiutino la gestione della trombosi associata alla malattia oncologica.

Questo studio pilota condotto in UK, è uno studio multicentrico, randomizzato, in aperto, che ha reclutato pazienti con malattia oncologica attiva ed embolia polmonare sintomatica o incidentale o trombosi venosa profonda agli arti inferiori sintomatica. 
Sono stati randomizzati 406 pazienti, e le terapie in studio erano rivaroxaban (15mg due volte/die per 3 settimane e successivamente 20mg una volta/die), o dalteparina, un’eparina a basso peso molecolare (200 UI pro chilo pro die per 1 mese e successivamente 150 UI pro chilo per 2-6 mesi)per un periodo di trattamento pari a sei mesi . La dalteparina viene somministrata con iniezione sottocutanea giornaliera e rivaroxaban viene assunto per via orale.
Lo scopo dello studio era valutare se rivaroxaban fosse un trattamento alternativo efficace per il TEV in pazienti oncologici. L’endpoint primario era la recidiva di TEV nei sei mesi di studio. Gli endpoint secondari erano emorragia maggiore ed emorragia non maggiore clinicamente rilevante.

Esiti di efficacia di Select-D
26 pazienti hanno avuto recidiva di TEV (18 con dalteparina, 8 con rivaroxaban).
Il tasso di recidiva di TEV a sei mesi è stato dell’11% (IC al 95% 7-16%) con dalteparina e del 4% (IC al 95% 2-9%) con rivaroxaban (hazard ratio –HR- di 0,43, IC al 95% 0,19-0,99).
E’ stato riscontrato che la sopravvivenza complessiva a sei mesi è risultata superiore nei pazienti in terapia con rivaroxaban, rispetto a quelli trattati con dalteparina, e pari rispettivamente al 75% (IC al 95% 69-81%) e al 70% (IC al 95% 63-76%).

Esiti di sicurezza di Select-D
La sicurezza è stata valutata in relazione ad emorragia maggiore ed emorragia non maggiore clinicamente rilevante. 
Gli endpoint secondari erano emorragia maggiore ed emorragia non maggiore clinicamente rilevante. La percentuale cumulativa a sei mesi di emorragia maggiore è stata del 4% (IC al 95% 2-8%) con dalteparina, e del 6% (IC al 95% 3-11%) con rivaroxaban (HR 1,83, IC al 95% 0,68-4,96).

Le percentuali d’emorragia maggiore in entrambi i bracci di studio sono state relativamente basse e in linea con quelle osservate in  studi precedenti2,3. Hanno avuto emorragia maggiore 6 pazienti in terapia con dalteparina e 11 con rivaroxaban. Hanno avuto emorragia non maggiore clinicamente rilevante ulteriori 7 pazienti in trattamento con dalteparina e 25 con rivaroxaban. La maggior parte degli eventi emorragici hanno interessato il tratto gastrointestinale o il distretto urologico, e non vi è stata alcuna emorragia cerebrale.
Il tasso di mortalità durante lo studio è stato alto in ragione della coorte di pazienti oncologici. Nei sei mesi sono deceduti 104 pazienti (56 in terapia con dalteparina, 48 con rivaroxaban) e le percentuali di sopravvivenza complessiva sono state del 70% (IC al 95% 63-76%) nel gruppo in terapia con dalteparina e del 75% (IC al 95% 69-81%) nel gruppo in terapia con rivaroxaban.


[i] Young AM, Marshall A, Thirlwall J et al. Comparison of an Oral Factor Xa Inhibitor With Low
Molecular Weight Heparin in Patients With Cancer With Venous Thromboembolism: Results of a Randomized
Trial (SELECT-D)DOI: 10.1200/JCO.2018.78.8034 Journal of Clinical Oncology - published online before print May 10, 2018
[ii] Lee AY, Levine MN, Baker RI, et al: Low-molecular-weight heparin versus a coumarin for the prevention of recurrent venous thromboembolism in patients with cancer. N Engl J Med. 2003 349:146-53
[iii] Lee AYY, Kamphuisen PW, Meyer G, et al: Tinzaparin vs Warfarin for Treatment of Acute Venous Thromboembolism in Patients With Active Cancer: A Randomized Clinical Trial. JAMA. 2015 314:677-686
[iv] Connolly GC and Francis CW. Cancer-associated thrombosis. ASH Education Book 2013;1:684-91
[v] Khorana AA et al. Health care costs associated with venous thromboembolism in selected high-risk ambulatory patients with solid tumors undergoing chemotherapy in the United States. Clinicoecon Outcomes Res. 2013;5:101-8

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