NEL FUTURO DELLA BCPO UNO DEI PIÙ AFFERMATI FARMACI MADE IN ITALY
Zambon
ospita nella Health & Quality Factory di Vicenza un importante
simposio internazionale sulle prospettive di cura della BPCO: esperti di tutto
il mondo sostengono la candidatura del Fluimucil (N-Acetilcisteina) come
potente alleato terapeutico per la lotta alle riacutizzazioni nel rallentamento
della progressione della malattia.
Vicenza,
5 Giugno 2015 – È uno
dei medicinali di automedicazione più noti e affermati della farmaceutica “made
in Italy”, un valido strumento terapeutico, contro diverse malattie
respiratorie, che non accenna a imboccare il viale del tramonto. Negli ultimi
anni, infatti, il Fluimucil
(N-Acetilcisteina, NAC) sta dando prova di notevole efficacia nel trattamento
di una delle patologie più gravi e impattanti del presente e del futuro: la
BPCO (bronco pneumopatia cronica ostruttiva).
Diffuso e apprezzato per la cura delle affezioni
respiratorie caratterizzate da ipersecrezione, Fluimucil compie 50 anni proprio
nel 2015. Grazie alla sua principale azione mucolitica, oltre che
antiossidante, sta fornendo nuove evidenze per poter rappresentare, ad
alte dosi, un approccio terapeutico di grande efficacia contro l’aumento
dello stress ossidativo dovuto all’infiammazione cronica: entrambi caratteri salienti del meccanismo
fisiopatologico e patogenetico della BPCO.
Questa malattia – che secondo il WHO sarà la terza causa di
morte a livello mondiale entro il 2020, attualmente affligge in Italia circa
4,5 milioni di persone – oggi e domani è al centro di un
importante incontro scientifico internazionale promosso da Zambon. La “due
giorni” dal titolo ‘Envisioning the future in
COPD’ si sta svolgendo a
Vicenza, dove nel 1906 prese avvio la storia di una piccola farmaceutica,
divenuta poi una multinazionale italiana da oltre 2600 dipendenti, presente con
proprie filiali in 15 Paesi di 3 continenti: Europa, Asia e America.
Maurizio Castorina, CEO Zambon SpA: “Sulla
maggior parte delle molecole che hanno una storia importante, come la NAC, e
delle quali si conosco molto bene i meccanismi d’azione, la ricerca sta
lavorando per trovare nuove opportunità di trattamento. Zambon sta investendo
proprio su questo fronte ed in particolare nell’individuare nuove possibilità
terapeutiche della NAC in patologie come la BPCO e nelle malattie rare”.
Lo
stress ossidativo: il “corto circuito” dei pazienti con BPCO che le terapie
affermate non possono risolvere.
Nello studio della patogenesi della BPCO, un’attenzione
crescente è stata riservata, negli ultimi anni, al ruolo dello stress
ossidativo, una delle
principali cause dell’invecchiamento cellulare. Questo consiste in un
disequilibrio, dovuto alla disfunzione dei meccanismi antiossidanti di difesa,
fra la produzione e l’eliminazione proprio delle specie chimiche ossidanti. In sostanza, quando l’organismo non riesce più a
riequilibrare l’azione di ossidanti esogeni – come fumo di sigaretta e
inquinanti ambientali – ma anche endogeni – come i sottoprodotti della
respirazione cellulare – s’innescano conseguenze fisiopatologiche macroscopiche
nell’area delle patologie bronco-polmonari. Proprio la perossidazione delle
membrane lipidiche (principale causa dell’invecchiamento cellulare),
l’ipersecrezione di muco, l’inattivazione di antiproteasi e surfattante
(all’origine della patogenesi dell’enfisema), l’espressione abnorme di geni
pro-infiammatori e quindi una stimolazione costante della cascata
infiammatoria, esitano nelle conseguenze più dannose del processo ossidativo a
carico dell’apparato respiratorio: il danno irreversibile dell’epitelio
alveolare e la modificazione permanente delle vie aeree.
A fronte della complessa patogenesi della BPCO, le
terapie ad oggi più utilizzate per il suo trattamento – ossia broncodilatatori e corticosteroidi inalatori – agiscono
essenzialmente sul quadro sintomatico della malattia, senza incidere sul suo
meccanismo fisiopatologico, contrastando in modo limitato l’evoluzione della
malattia, riducendo la frequenza di comparsa delle riacutizzazioni. Questo risultato è stato
ottenuto grazie alla terapia con N-acetilcisteina (NAC), che per la sua attività antiossidante oltre che
mucolitica è oggi tra le molecole più studiate quale opportunità
terapeutica contro la BPCO. “La NAC – afferma il professor
Richard Dekhuijzen, del Radboud
Medical Center di Nijmegen, in
Olanda nel corso della ‘due giorni’ organizzata da Zambon – è stata
utilizzata come terapia add-on nei pazienti con BPCO non solo per ridurre i
sintomi, ma anche per diminuire la frequenza delle riacutizzazioni e poter
rallentare il declino funzionale della malattia”.
La sua efficacia in quest’area non è un semplice auspicio: i
risultati dell’ampio trial randomizzato in doppio cieco PANTHEON (Placebo-controlled study on efficAcy and safety of
N-acetylcysTeine High dose in Exacerbations of chronic Obstructive pulmoNary
disease), condotto in 34 ospedali cinesi su oltre mille pazienti, sono
stati infatti pubblicati nel 2014 su Lancet Respiratory Medicine, mostrando
come la NAC a dosi elevate riduca significativamente la frequenza delle
riacutizzazioni con elevata tollerabilità e sicurezza.
I risultati dello studio PANTHEON, del resto, sono stati la
conferma di evidenze già osservate sull’efficacia della NAC in pazienti con
BPCO moderata e grave, e in particolare sulla capacità
del farmaco di preservare la funzionalità delle piccole vie aeree. Proprio i risultati dello studio
HIACE (High-Dose
N-Acetylcysteine to Exacerbation-Prone Patients With COPD) pubblicati nel 2013
su CHEST Journal – la rivista ufficiale dell’American College of Chest
Physicians, ossia gli specialisti statunitensi della malattie toraciche – hanno
dimostrato che la somministrazione per un anno di dosi elevate di NAC su un
campione di pazienti cinesi con BPCO, riduce
sia il tasso di riacutizzazioni
(50% in meno rispetto alla popolazione trattata con placebo), che prolunga
il termine di decorso della malattia priva di riacutizzazioni incrementando le
probabilità di non riscontrare alcuna riacutizzazione nell’arco dell’intero
anno, con un miglioramento
statisticamente significativo della funzionalità respiratoria nelle piccole vie
aeree.
La
frequenza delle riacutizzazioni e il problema dello “step-up” e dello
“step-down”
Anche attraverso lo studio HIACE, è
stato riscontrato che la NAC ha un maggiore effetto preventivo, sulle
riacutizzazioni, nei pazienti con BPCO sintomatica a partire dai livelli
moderati di gravità. Ciò sottolinea
l’importanza della somministrazione – che già s’impone a causa dello schema di progressione
tipico della BPCO – della NAC quale terapia
in aggiunta agli altri farmaci indicati per la malattia, rappresentati
dai broncodilatatori, terapia cardine della BPCO.
La maggior parte dei pazienti, infatti, a prescindere
dalla gravità di malattia, è trattata con tutte e tre le principali classi di
farmaci inalatori indicati per la BPCO, ovvero LABA (beta2-agonisti a lunga
durata d’azione), LAMA (antimuscarinici a lunga durata d’azione) ma anche
corticosteroidei inalatori (ICS). Tale schema terapeutico può essere utile per
mantenere sotto controllo la malattia nei pazienti caratterizzati da un certo
grado di difficoltà respiratoria e sintomi clinici. “Nei pazienti con BPCO
grave ma in fase stabile – ha affermato il professor Mario
Cazzola, Direttore
della Scuola di Specializzazione in Malattie Respiratorie dell’Università di
Roma Tor Vergata – è
possibile ridurre, fino a sospendere, il trattamento con corticosteroidei
inalatori (ICS).
Resta ancora da stabilire quanto si debba aspettare per
interrompere completamente il trattamento con ICS. Parimenti, non è ancora
chiaro se un approccio di ‘step down’ sia del tutto possibile anche nel caso
dei LABA e dei LAMA. Ad ogni modo, alte dosi di N-Acetilcisteina (NAC) al
giorno hanno dimostrato di poter essere impiegate per prevenire le
riacutizzazioni della BPCO, come terapia add-on a farmaci inalatori quali LABA,
LAMA e ICS. Anche le linee guida internazionali in BPCO, sia GOLD 2015 (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease) che ACCP (American College of Chest Physicians)
raccomandano l’uso di NAC come terapia add-on ai farmaci broncodilatatori
nei pazienti con BPCO moderata-grave per prevenire le riacutizzazioni. Ad oggi
nei pazienti con bronchite cronica, e sue riacutizzazioni, anche senza
ostruzione delle vie respiratorie, la NAC è un trattamento indicato; allo
stesso modo, si può affermare che la NAC potrà essere utilizzata con beneficio
clinico e per prevenire le riacutizzazioni dei pazienti con BPCO, migliorandone
la qualità di vita,. Non vi sono al momento studi clinici ongoing comparativi
di queste diverse strategie farmacologiche, tuttavia noi siamo fermamente
convinti – ha concluso il professor Cazzola – che la scelta terapeutica
dovrebbe sempre ricadere sui medicinali caratterizzati da un più elevato
profilo di sicurezza”.
About Zambon
Zambon è un’impresa familiare
italiana che da 109 anni opera nell’industria farmaceutica e della chimica fine
che si è guadagnata nel tempo una forte reputazione per prodotti e servizi di
alta qualità. Zambon ha una presenza consolidata in tre aree terapeutiche:
respiratorio, dolore, donna ed è fortemente impegnata nell’ingresso all’interno
dell’area del Sistema Nervoso Centrale. Zambon SpA copre tutta la filiera
produttiva grazie a Zach (Zambon Chemical), partner privilegiato per la
produzione di API, generici e prodotti custom. Il Gruppo si sta inoltre
focalizzando sul rafforzamento dell’area respiratoria con il trattamento per la
cura di patologie severe come l’asma, la broncopneumopatia cronico ostruttiva
(BCPO), la fibrosi cistica e sull’area terapeutica del Sistema Nervoso Centrale
con Xadago ™ (safinamide) per il trattamento di Parkinson. Zambon ha sede a
Milano ed è stata fondata a Vicenza nel 1906. È presente con filiali in 15
Paesi, oltre di 2.600 dipendenti e unità produttive in Italia, Svizzera,
Francia, Cina e Brasile. I prodotti Zambon sono commercializzati in 73 paesi.
Per maggiori informazioni: www.zambongroup.com
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