RIDURRE LA MORTALITÀ CARDIOVASCOLARE: CHAMPION ADVOCATES PROGRAM 25by25
CHAMPION ADVOCATES PROGRAM 25by25
STRATEGIE PER RIDURRE LA MORTALITÀ CARDIOVASCOLARE DEL
25% ENTRO IL 2025
Cardiologi, internisti, farmacologi, epidemiologi,
politici, esperti in comunicazione e giornalistia confronto sull’incidenza delle malattie
cardiovascolari in Italia che sono, oggi, la prima causadi morte in tutta Europa. Con costi sociali correlati
che pesano sull’economia dell’Unione Europea per 169 miliardi di euro l’anno.
Una corretta prevenzione secondaria è l’arma per ridurre
efficacemente
la mortalità di queste patologie: per questo, anche in
Italia, la World Heart Federation
lancia il progetto “25by25”, per rendere questo
risultato davvero possibile.
Milano, 6 marzo 2014 – L’Italia rappresenta uno dei paesi in cui, per il
Sistema Sanitario in atto, le conoscenze, gli interventi medici e gli stili di
vita della popolazione, l’aspettativa di vita è fra le più elevate nel mondo.
Nel nostro paese tuttavia le malattie cardiovascolari, come infarto e ictus,
sono la causa di quasi il 50% della mortalità della popolazione, con un
contributo maggiore delle donne rispetto agli uomini. In quest’ambito,
seguendo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il
traguardo che la World Heart Federation si propone di raggiungere,
ovvero la riduzione della mortalità del 25% entro il 2025, richiede non
solo una valutazione delle potenzialità diagnostiche e terapeutiche del medico
di oggi e di domani, ma anche l’impostazione e l’efficienza di meccanismi di
prevenzione primaria e secondaria. Si tratta, dunque, di una grande sfida,
poiché ogni nuovo intervento deve essere migliore o integrativo di quelli alla
base dei successi finora ottenuti, sia nella prevenzione che nella cura.
Il Champion Advocates Programme 25by25 si pone diversi, ambiziosi obiettivi: da un aumento del
profilo della prevenzione secondaria delle patologie cardiovascolari, inclusi
infarto e ictus, ad una maggiore sensibilizzazione di ogni professionista della
salute, per arrivare all’educazione del pubblico su fattori di rischio e
prevenzione, di fronte a delle patologie che possono essere prevenute anche
attraverso questi strumenti.
A
fine dicembre 2013, l’OMS ha anche approvato un piano d’azione per consentire il
monitoraggio globale dei progressi nella prevenzione e nel controllo delle
principali malattie non trasmissibili e dei loro fattori di rischio. I
principali, e più noti, fattori di rischio per le malattie cardiovascolari sono
fumo, ipertensione e colesterolo, direttamente correlati
allo stile di vita e alle abitudini alimentari, così come all’attività fisica
abituale. Altri fattori che si associano alle malattie cardiovascolari sono,
sovrappeso e obesità, diabete mellito, abuso di alcool,stress correlato a
situazioni psicosociali ed inquinamento ambientale.
Oltre ad avere il triste primato in fatto di mortalità,
va sottolineato come le patologie cardio-vascolari abbiano in gran parte
“cambiato faccia”: ad esempio, la sconfitta delle infezioni da streptococco,
grazie all’uso degli antibiotici, ha spostato la malattia valvolare dell’adulto
dalla sua ‘storica’ forma reumatica relativamente precoce, ad una variante
degenerativo-aterosclerotica.
E,
in quest’ambito, sia i pazienti che i medici si trovano a dover affrontare e
superare nuovi traguardi. «Paradossalmente – dichiara la Prof.ssa
Elena Tremoli, Direttore Scientifico del Centro Cardiologico Monzino
IRCCS e Presidente della Fondazione Italiana per il Cuore – negli ultimi
15 anni abbiamo assistito ad una riduzione nella mortalità per malattia
cardiovascolare nei Paesi ad alto livello di sviluppo. I fattori per i quali
questo è accaduto sono sicuramente di natura mista, e includono la modifica
favorevole di alcuni aspetti dello stile di vita (meno fumo, migliore
alimentazione, maggiore attività fisica), la disponibilità di farmaci efficaci
per il controllo dei fattori di rischio, la valutazione più precoce dei pazienti
e lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici per affrontare la
malattia vascolare. Nonostante questi successi, la malattia cardiovascolare
uccide oggi più persone dei tumori, nella loro totalità, soprattutto le donne
(55% di tutti i decessi) rispetto agli uomini (43% di tutti i decessi).
Pertanto, l’obiettivo è quello di aumentare l’attenzione sulla prevenzione sia
primaria che secondaria , scongiurando così che una patologia, ancora agli inizi
o senza sintomi che la rendono evidente, possa diventare più grave e avere una
pessima prognosi».
«Sappiamo che i giovani con familiarità per malattia
cardiovascolare precoce – precisa il Prof. Cesare Fiorentini, Direttore
del Programma di Cardiologia del Centro Cardiologico Monzino IRCCS –
o anche fumatori, diabetici, con ipertensione arteriosa o vita stressante
sono quelli che con più probabilità hanno già danni vascolari documentabili al
momento della prima visita e richiedono un intervento correttivo dei fattori di
rischio personalizzato e tempestivo. Uno studio recente mostra che solo dal 3 al
5% delle persone tra i 12 e i 33 anni di età hanno coronarie totalmente libere
da lesioni aterosclerotiche iniziali; questi dati supportano l’importanza di una
prevenzione “life-long”».
Diventa fondamentale, allora, saper comunicare ai
giovani messaggi chiari che riguardino la tutela della loro salute anche in
chiave di prevenzione, e questo anche attraverso l’utilizzo del web e dei social
media. «I giovani italiani sono spesso più evoluti delle istituzioni –
dichiara il Dott. Umberto Bottesini della Facoltà di Comunicazione
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – e pronti ad
accogliere novità che li aiutino a semplificare la propria vita. Non
dimentichiamo che, oggi, Internet mostra una crescita a doppia cifra anno su
anno, mentre il 44,6% degli under 30 ha perso familiarità con i mezzi stampa.
Riguardo ai social media, il 44,3% dell’intera popolazione italiana, oggi, è
iscritto a Facebook e il 75,6% di questi sono giovani. A questo proposito,
l’approccio di comunicazione utilizzato dall’American Heart Association sui
mezzi digitali, ed in particolare sui social network, è certamente un buon
esempio da cui partire: oltre 500.000 persone, infatti, interagiscono con
l’Associazione tramite social media».
Sempre l’OMS stima che una riduzione anche modesta ma
simultanea della pressione arteriosa, dei livelli di colesterolo nel sangue,
dell’obesità e del fumo potrebbe ridurre di più del 50% l’incidenza delle
malattie cardiovascolari. Per questo è fondamentale che i medici aumentino il
livello di consapevolezza del paziente, incoraggiandolo nella cultura della
prevenzione, rassicurandolo e avviando il controllo delle abitudini e delle
eventuali patologie che possono determinare il rischio globale del paziente.
«Generalmente il paziente consulta il proprio medico quando vi sono sintomi
che lo tormentano o in occasione di un evento vascolare conclamato come infarto
cardiaco, ictus o interventi di rivascolarizzazione. – dichiara il dott.
Pablo Werba, Responsabile Unità Prevenzione Aterosclerosi, Centro Cardiologico
Monzino IRCCS – Purtroppo, anche nel nostro Paese, si registra ancora un
controllo non soddisfacente dei fattori di rischio. Sarebbe auspicabile, invece,
identificare e abbattere le numerose barriere che spesso ostacolano l’attuazione
di un’efficace prevenzione secondaria.
Parlare di malattie cardiovascolari significa anche
parlare di ‘estremi’, quali l’insufficienza cardiaca che «è spesso
l’indesiderato risultato finale di quasi tutte le malattie del cuore, da quelle
più frequenti come l’ipertensione arteriosa, le malattie delle coronarie e
delle valvole cardiache a quelle più rare come le miocardiopatie primarie o
certi disturbi ormonali – dichiara il Prof. Piergiuseppe Agostoni,
Direttore Unità Operativa Scompenso, Cardiologia Clinica e Riabilitativa Centro
Cardiologico Monzino IRCCS –. Oltre a evitare lo scompenso cardiaco
attraverso una tempestiva prevenzione e/o terapia di queste patologie
determinanti, i numerosi sviluppi diagnostici e terapeutici recenti hanno
consentito di migliorare sostanzialmente la qualità della vita e la prognosi dei
pazienti scompensati. La prevenzione e soprattutto la prevenzione delle
complicanze e delle recrudescenze dello scompenso occupa uno spazio
fondamentale, con effetti misurabili in termini di riacutizzazione dei sintomi,
accessi in pronto soccorso, ricoveri ospedalieri, e purtroppo mortalità.
Sul
fronte dell’analisi dell’epidemiologia e
della prevenzione delle malattie cardiovascolari è in prima linea anche
l’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare, frutto della
collaborazione fra Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Associazione Nazionale
Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), che ha l’obiettivo di valutare la
distribuzione dei fattori di rischio cardiovascolare, la prevalenza delle
condizioni a rischio e delle malattie cardiovascolari nella popolazione adulta
italiana. «Tra il 1998 e il 2002 è stata condotta una prima indagine –
spiegano la Dott.ssa Simona Giampaoli dell’ISS e il Dott. Diego
Vanuzzo dell’ANMCO – per valutare la distribuzione dei fattori di rischio
cardiovascolare e la prevalenza delle condizioni a rischio di malattie
cardiovascolari nella popolazione adulta italiana, durante la quale sono
stati esaminati 4908 uomini e 4804 donne. Con il tempo, si è sentita
l’esigenza di allargare l’interesse verso altri determinanti e indicatori di
patologia cronico-degenerativa e si è intuita la possibilità di realizzare una
Health Examination Survey, partecipando con i dati italiani all’indagine europea
e contribuendo allo sviluppo di un sistema di sorveglianza europea (Feasibility
of a European HES, FEHES). Tra il 2008 e il 2012 è stata condotta una seconda
indagine, utilizzando per la raccolta dei dati le stesse procedure e metodologie
della precedente ricerca».
Ma
quando si parla di prevenzione bisogna farlo a 360°. Bisogna, quindi,
considerare il “cittadino” e la sua consapevolezza rispetto alla prevenzione
primaria e il “paziente” quando invece si parla di prevenzione secondaria. Per
questo motivo, il Dott. Luciano Piermattei di CO.NA.CUORE, in
rappresentanza di tutti i pazienti, dichiara: «La tutela della salute del
paziente non può più prescindere da una reingegnerizzazione dei percorsi di cura
sanitario-amministrativi, dalla diagnostica condivisa attraverso il modello
delle RETI, dalla formazione continua degli operatori sia essi sanitari che
amministrativi e dallo sviluppo del benessere organizzativo aziendale.
Fondamentale, inoltre, lo sviluppo dell’assistenza sanitaria a domicilio
gestita, però, dal Servizio Sanitario Nazionale».
Altro
aspetto da non trascurare è quello economico. Si stima che le malattie
cardiovascolari pesino sull’economia dell’Unione Europea per 169 miliardi di
euro l’anno. Questa cifra rappresenta un costo totale annuo pro capite di €
372. I costi pro capite variano tra gli stati membri anche di dieci volte – da
meno di € 50 a Malta a più di € 600 pro capite/anno in Germania e in
Inghilterra. «A fronte di questi dati – spiega il Prof. Andrea
Peracino Fondazione Italiana per il Cuore – i benefici della prevenzione
in termini di costi sociali sono notevoli. Basti pensare che se potessimo
raggiungere tutti gli italiani con elevati valori di colesterolo, ovvero almeno
3 milioni di persone, trattandoli con statine e tenendo conto della proiezione
delle ospedalizzazioni per eventi cardiovascolari dal 2007 al 2050, dedotti i
costi dell’intervento farmaceutico si sarebbero potuti risparmiare € 2,9
miliardi nel 2012, cifra che potrebbe essere incrementata fino a € 4 miliardi
nel 2040».
Per concludere si vuole riassumere
in modo molto parziale quanto la Senatrice
Emilia Grazia De Biasi, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del
Senato, ha
voluto esprimere, a nome proprio e della Commissione, con parole di invito e di fermezza in
risposta alle tre domande che le sono state presentate:
1) Cosa deve essere fatto per
uscire dall’equivoco attuale di vedere il sistema sanitario nazionale come
spreco di soldi, invece che come investimento sociale a breve, a medio e a
lungo termine per la salute della persona?
2) Cosa può fare la sua
Istituzione, e lei in particolare, per raggiungere l' ambizioso obiettivo
del 25by25?
3) Cosa può fare la Fondazione
Italiana per il Cuore e la World Heart Federation per raggiungere insieme a
lei l'obiettivo 25by25 in Italia?
La salute e quindi gli
interventi per la salute sono da un lato la base per lo sviluppo economico, e
dall’altro la espressione della congruenza della risposta alla nostra
Costituzione sul piano sociale, istituzionale e culturale della nazione. Tutti i
cittadini non solo per diritto ma per essere presenti e viventi nel contesto
socioeconomico del nostro paese, devono trovare nelle istituzioni. adeguate
risposte ai loro bisogni di salute e adeguati programmi di intervento per fare
crescere in ogni persona l’impegno a costruire una salute propria e comune. La
salute non deve essere vista come una spesa da contrarre ma come un investimento
per costruire una società con meno sofferenze, meno bisogni e più impegnata
nella corretta gestione della sanità. L’impegno non solo della Commissione ma
anche personale della senatrice è di uscire da certi meccanismi riflessi di
costi, ma individuando adeguate salvaguardie della spesa e di utilizzare quanto
ricavato, sempre nel campo della salute e della ricerca, per un pieno sviluppo
di queste.
Il percorso verso il 25by25
non è semplice e richiede adeguati e voluti impegni prima delle autorità, poi
dei gestori, e soprattutto del cittadino che deve investire sulla sua salute non
solo le risorse culturali ma anche le proprie risorse economiche. La Senatrice
non riesce ad essere presente oggi ma sa che il suo messaggio verrà colto come
un impegno preciso suo e della sua istituzione ad operare continuamente
affiancando chi, nello sviluppo del progetto che non si fermerà a questo
incontro, dovrà non tanto vincere una sfida ma portare i risultati concreti
che stanno nel 25by25. La Senatrice ha fiducia in quelle persone della
Fondazione che da tempo le sono vicine in questo che non è un progetto in un
solo campo.
Sono disponibili materiali informativi dedicati alla
stampa, registrandosi al sito: http://www.championadvocates.org/it
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