Influenza: prevenire è meglio che curare, ma la rete lo ignora
A 6 settimane dall’inizio della campagna vaccinale,
una prima analisi del sentiment del web su influenza
e vaccinazione
condotta da Voices from the Blogs su oltre 700mila
fonti online
- Oltre il 56% delle volte in cui si parla di influenza si citano farmaci e cure e solo nel 19,5% si cita la prevenzione.
- Il sentiment nei confronti della vaccinazione anti influenzale è prevalentemente positivo, con il 50,2% dei commenti a favore.
- Virtuoso il mondo degli anziani, il cui atteggiamento nei confronti del vaccino antinfluenzale è positivo al 69%.
- Del vaccino adiuvato, indicato per la popolazione over 65, si parla però solo sui siti istituzionali (50,7%) con un parziale contributo dei blog relativi agli anziani (25,8%) e dei siti di medicina (23,5%).
- Ancora lontano dal sentiment il tema, fondamentale, dell’appropriatezza vaccinale come base fondante la strategia di prevenzione dall’influenza.
Roma, 24 novembre 2016 – I social italiani
trattano molto il tema dell’influenza stagionale, ma lo fanno parlando
soprattutto di cura e poco di prevenzione. Solo il 19,5% degli italiani
dichiara infatti di fare prevenzione dall’influenza, mentre il 15,5% parla
esplicitamente di vaccino antinfluenzale. Una percentuale ancora bassa, che
però nel 2016 è aumentata di quasi 3 punti percentuali rispetto al 2015. Diminuisce
invece di circa 5 punti la fetta di utenti che afferma di non curarsi né di
fare prevenzione, oggi pari al 24,1%. Ecco i primi dati della fotografia che Voices from the Blogs, spin-off
dell'Università Statale di Milano ha scattato grazie all'analisi di oltre 700 mila post, news e pagine pubblicate in
rete dal 1 settembre al 15 novembre 2016, messi a confronto con quelli
pubblicati nello stesso periodo dell'anno scorso.
“In generale, i forum sono associati alle discussioni sui farmaci perché è
il luogo virtuale in cui chiedere consigli pratici per curare lo stato
influenzale, mentre nei social network prevale l'aspetto di prevenzione”,
spiega Andrea Ceron, docente di Scienza Politica all'Università
di Milano e coordinatore dell'indagine. “Oltre il 56% delle volte in cui si
parla di influenza si citano farmaci e cure e solo nel 19,5% si cita la
prevenzione”, conclude Ceron.
La scarsa attitudine
verso la protezione allarma gli esperti, soprattutto quest'anno. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto che
quest'inverno circoleranno due nuovi virus - A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2) e
B/Brisbane/60/2008 – e che quindi l'influenza
potrà essere più aggressiva. Particolarmente esposti sono gli over 65, la
categoria più colpita dal virus di tipo A e che rischia complicanze importanti
come la polmonite. A loro, e ad altri soggetti a rischio, è dedicata la
campagna di vaccinazione partita alla fine dell’ottobre scorso. “Negli
ultimi anni si è registrato un
progressivo calo delle vaccinazioni, soprattutto nella popolazione anziana, ma
a partire dall'anno scorso la curva si sta rialzando. Nonostante questo, però,
siamo ancora piuttosto lontani dall'obiettivo di vaccinare il 75% della popolazione target, come
raccomandato dal Ministero della Salute. Ad esempio nella stagione 2015-2016
abbiamo raggiunto solo il 50%
circa”
spiega Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive,
Istituto Superiore di Sanità. “Gli ultimi
dati della rilevazione Influnet, aggiornati al 16 novembre, mostrano un progressivo
aumento dei casi di malattie riconducibili a stati influenzali e
parainfluenzali, che hanno superato quota 189.000. Non siamo ancora in grado di
sapere quanti di questi casi siano dovuti al virus dell’influenza. Sappiamo
però che il picco del contagio è atteso fra dicembre e gennaio e che le
categorie a rischio sono ancora in tempo
per proteggersi con la vaccinazione”.
D'altronde i
vantaggi del vaccino sono chiari anche nel mondo dei social. Secondo l'analisi
“Social Flu”, l'atteggiamento nei confronti del vaccino antinfluenzale è prevalentemente positivo (50,2%) o neutrale (38,8%). Tra chi
esprime chiaramente un’opinione positiva, il 26,8% mette in evidenza la capacità del vaccino di limitare il
contagio, il 24,2% dichiara di non
ammalarsi più, il 17,8% sostiene che
sia importante per gli anziani. “La nostra esperienza ci mostra come la
comunicazione, basata sul rapporto fiduciario tra medico di famiglia e
paziente, può giocare un ruolo essenziale nell'aumentare la cultura delle
prevenzione”, afferma Tommasa Maio,
Responsabile Area Vaccini FIMMG. “Ma non solo: è essenziale che
il medico, a fronte di un’analisi del quadro clinico del paziente che ha di fronte,
possa scegliere il vaccino più adatto ed efficace per quel tipo di soggetto”.
Continua Maio: “Il concetto è molto
semplice: a ciascuno spetta il proprio vaccino. Si tratta di una questione di
appropriatezza. Se sono una persona anziana, fragile, con altre malattie concomitanti
come il diabete, ho bisogno di essere protetto con vaccini che potenzino la mia
risposta immunitaria. Il medico di famiglia deve poter scegliere in scienza e
coscienza lo strumento vaccinale che ritiene essere il più appropriato, e
quindi efficace, tra quelli predisposti dalle Regioni”, conclude la
dottoressa.
Gli anziani che
frequentano il web, peraltro, sembrano avere opinioni più decise della
popolazione generale: l'indagine di Voices from the Blogs individua una quota
di commenti positivi del 69%, sostenuti dall'idea che il vaccino sia
importante proprio per la loro fascia di età (33,7%), che diminuisca il rischio
di complicanze (25,8%) e la mortalità (25,1%). Il sentiment negativo,
invece, riguarda gli effetti collaterali (50,3%), la paura che il vaccino porti
malattie più serie (26,3%), mentre un 23,4% sostiene che sia utile solo per gli
anziani particolarmente fragili. “Si
tratta naturalmente di false paure”, commenta Michele Conversano, igienista e Presidente HappyAgeing “gli studi scientifici e la pratica
clinica hanno dimostrato nel corso degli anni la sicurezza e la tollerabilità
dei vaccini antinfluenzali. Pensiamo ad esempio al vaccino adiuvato che viene
utilizzato in Italia da quasi 20 anni, la cui sicurezza è provata da test effettuati
su oltre 40 mila persone. Per non parlare poi del profilo di tollerabilità,
confermato dalle oltre 80 milioni di dosi distribuite in tutto il mondo”.
Proteggere gli
anziani dalle complicanze
dell'influenza è uno degli obiettivi principali della campagna di vaccinazione:
ogni anno, infatti, si stima che circa 8mila persone muoiono a causa di
condizioni di salute in qualche modo aggravate dalla presenza dell'infezione
influenzale. Tra i vaccini a disposizione, quello adiuvato con MF59 si è dimostrato il più efficiente nel proteggere
gli anziani e quindi anche nell'abbassare il rischio di complicazioni. Se ne
parla su Internet? Poco, e ancora di meno sui social. Un segnale che denota una
distanza tra il percepito comune e le ragioni della scienza medica, resa più evidente
dai dati di letteratura che mostrano che i vaccini proteggono in maniera diversa
differenti popolazioni. “In particolare, negli anziani, il vaccino
influenzale adiuvato ha dimostrato di evocare una risposta immunitaria
significativamente superiore rispetto ai vaccini trivalenti convenzionali. La
vaccinazione adiuvata, inoltre, produce una risposta anche nei confronti di
ceppi influenzali non inclusi nella formulazione del vaccino, ma che circolano
durante l'inverno. In questo modo, si riesce a ridurre del 25% il rischio di
ricovero ospedaliero per influenza e polmonite negli over 65”, dice Michele Conversano. “Alla luce della
sua efficacia, tollerabilità e sicurezza
e in un'ottica di appropriatezza
vaccinale, il vaccino adiuvato
deve essere considerato lo strumento preventivo d’elezione nella fascia
over 65”.
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