LA DEGENERAZIONE MACULARE? SI PUÒ PREVENIRE, ANCHE CON UN COLLIRIO
Un nuovo collirio è in grado di proteggere la
retina dai raggi UV-A e dalla luce blu, le componenti della radiazione solare
più dannose per l’occhio, fattori di rischio riconosciuti per le maculopatie.
Il nuovo presidio è disponibile in farmacia già da alcuni mesi, su prescrizione
del medico oculista
Milano, 8 maggio 2018- L’arrivo della bella stagione invoglia molti di
noi a uscire dal “letargo” invernale e a passare molto più tempo all’aria
aperta. Bisogna sempre però ricordare che l’esposizione alla radiazione solare
diretta e per molte ore comporta diversi rischi per la salute, non ultimo
quello di danneggiare la vista. I raggi
ultravioletti (UV)-A, non visibili dall’occhio umano, e la luce blu, visibile,
rappresentano due delle porzioni più energetiche della radiazione solare e
possono, a lungo andare, danneggiare la retina. Dati epidemiologici recenti
indicano proprio l’esposizione al sole come uno dei fattori ambientali in grado
di favorire l’insorgenza della degenerazione maculare. Questa patologia, che
colpisce la macula (la regione centrale della retina) è responsabile del 22,9%
dei casi di cecità e del 54,4% dei disturbi visivi nella popolazione bianca
americana. “Questa radiazione ad altissima energia che arriva sulla superficie
oculare viene in parte schermata dalle lacrime, dalla cornea e dal cristallino ma
in parte riesce a raggiunge la retina: nel caso dei raggi UV questo avviene nei
soggetti giovani, mentre nel caso della luce blu a qualunque età”, ha esordito
il professor Pasquale Troiano- Direttore
Unità
Operativa Complessa di Oculistica - Ospedale Fatebenefratelli di
Erba, Consigliere SOI - Presidente del Comitato Tecnico Scientifico SOI. “E la luce blu è un fattore di rischio ormai
identificato per l’insorgenza della degenerazione maculare”. La correlazione
tra luce blu e danno retinico si può capire con qualche nozione di fisiologia
della visione. Quest’ultima infatti si basa su una serie di meccanismi
biochimici che implicano un notevole consumo energetico. E come per ogni
processo, il consumo energetico implica la produzione di materiale di scarto, che
è alla base della formazione delle drusen. Ora, la luce blu aumenta
considerevolmente questo materiale di scarto, perché induce un fenomeno
biochimico noto come fotoinversione dello sbiancamento. “Finché l’organismo è
giovane, cioè fino a trent’anni, questo materiale di scarto viene eliminato in
modo molto efficiente dal sistema circolatorio”, ha chiarito il professor
Troiano. “Con l’avanzare dell’età invece questa efficienza si perde, e possono
iniziare a formarsi accumuli di materiale di scarto denominati drusen che
rappresentano il segno clinico iniziale di quella che potrebbe divenire una
vera e propria maculopatia”. Sfortunatamente, a oggi non è disponibile di una
terapia per la degenerazione maculare, ma ci si limita a controllarne gli
effetti. L’unico intervento veramente efficace è la prevenzione. “La
degenerazione maculare è una malattia multifattoriale, la cui eziopatogenesi è
da ricondurre, oltre che alla luce blu, anche a diverse condizioni tra cui
l’ipertensione arteriosa, l’ipermetropia, il diabete e l’ipercolesterolemia”,
ha aggiunto Troiano. “Se si vuole quindi ridurre al minimo il rischio occorre
intervenire su tutti i fattori eliminabili”. Per filtrare la radiazione luminosa dannosa la
prima opzione è quella d’indossare un paio di occhiali da sole. Ma ora si è
resa disponibile anche una nuova opzione per schermare i raggi UV-A e la luce
blu in forma di collirio. “Si tratta di un’opzione molto interessante,
disponibile in farmacia già da alcuni mesi su prescrizione del medico oculista,
perché non dimentichiamo che le lacrime artificiali sono già un prodotto di
larghissimo impiego nei soggetti che hanno superato i quarant’anni di età: la
prevalenza di una condizione come l’occhio secchio secondo le stime
epidemiologiche, è notevole”, ha sottolineato il professor Troiano. “Con una
singola somministrazione di questo prodotto, si fornisce alla superficie
oculare un efficiente sistema di lubrificazione e, contemporaneamente un
altrettanto efficiente schermo per le radiazioni luminose”.
Ma quali sono i pazienti ideali per la prescrizione
di questo nuovo presidio?
“Tutti i soggetti che presentano gli altri fattori
di rischio per degenerazione maculare
che abbiamo già elencato; poi tutti coloro che per motivi professionali si
trovano esposti per lunghe ore alla radiazione blu, presente sia nella
radiazione solare sia in quella artificiale: sappiamo bene che molti lavoratori
non indossano occhiali da sole perché danno fastidio”, ha aggiunto il professor
Troiano.
C’è poi una categoria di soggetti del tutto
particolare: è quella soggetti pseudofachici, cioè che hanno subito
l’operazione di cataratta. Con
l’avanzare degli anni tutta la porzione dell’apparato visivo destinata a
trasmettere la radiazione luminosa alla retina diviene meno efficiente, la
cornea e soprattutto il cristallino divengono meno trasparenti soprattutto alle
basse lunghezze d’onda dello spettro luminoso come la luce blu, la pupilla si
riduce di diametro. Insomma il sistema diviene naturalmente molto protettivo
nei confronti della retina. Però a un certo punto interviene l’uomo che toglie
da dentro l’occhio il cristallino e lo sostituisce con una lente artificiale
che riporta la trasmissione della luce alla retina all’età di ventanni.
“Dopo l’intervento di cataratta, molti pazienti
riferiscono la loro sorpresa nel poter rivedere proprio le tonalità del blu”,
ha concluso il professor Troiano. “Questo recupero del visus è sicuramente un
fattore positivo per il soggetto, ma riporta la retina a una esposizione alla
radiazione visibile più energetica che non aveva più avuto da molti decenni:
questi soggetti sono quelli che più di
tutti hanno bisogno di sistemi efficienti di filtrazione delle radiazioni
luminose ad alta energia, come questo nuovo collirio”.
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