RISCHIO CARDIOVASCOLARE RESIDUO
STILI DI VITA CORRETTI E TERAPIE STANDARD DISPONIBILI NON SONO SUFFICIENTI, IN ARRIVO UNA NUOVA STRATEGIA DI PREVENZIONE
- In Italia le malattie cardiovascolari sono ancora responsabili del 44% di tutti i decessi. Si stima che nei pazienti che hanno già avuto un evento cardiovascolare, la probabilità di avere una recidiva è del 50% al primo anno, mentre in caso di evento ricorrente questo si alza raggiungendo il 75% nell’arco dei tre anni successivi[1]
- Le strategie attuali, farmacologiche e non, non azzerano il rischio di nuovi eventi cardiovascolari, ovvero il rischio residuo
- Tra i fattori da tenere sotto controllo i trigliceridi, che al pari del colesterolo LDL, contribuiscono alla creazione delle placche aterosclerotiche
- I risultati dello studio REDUCE-IT hanno confermato i benefici di Icosapent etile, un estere altamente purificato dell’acido eicosapentaenoico (EPA), disponibile in una formulazione ad alto dosaggio. Si tratta di un farmaco innovativo che ha dimostrato un’efficacia significativa nella riduzione dei livelli di trigliceridi e del rischio cardiovascolare
Milano, 29 novembre 2022 – Rappresentano circa il 7-8%
della popolazione generale e continuano ad andare incontro a complicazioni ed
eventi cardiovascolari gravi, come infarto miocardico e ictus non fatale. Sono
i cosiddetti pazienti
ad elevato rischio cardiovascolare residuo, una condizione che può
avere grande impatto su chi soffre di una malattia cardiovascolare anche se in trattamento
con terapie standard.
“Per rischio
cardiovascolare residuo si intende la probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare
maggiore nonostante il paziente sia sottoposto al trattamento con le terapie
standard raccomandate, oggi in grado di tenere efficacemente sotto controllo
alcuni parametri, quali ad esempio ipertensione, colesterolo e glicemia” –
spiega Giuseppe Ambrosio, Professore e Direttore di Cardiologia, Azienda
Ospedaliera Università di Perugia. “Questo è vero in tutti quei pazienti
che vengono trattati in maniera ottimale, ma è ovviamente maggiore quando il
trattamento non sia ottimale. Si aggiungono poi ulteriori fattori
che concorrono ad aumentare il rischio residuo quali ad esempio l’utilizzo di
farmaci non particolarmente potenti, la scelta di dosi non sufficientemente
elevate, scarsa compliance da parte del paziente e, non da ultimo, altre
patologie collaterali. Si stima che la percentuale di rischio residuo in pazienti
con precedenti eventi sia di circa il 30% maggiore rispetto ai soggetti sani”. Inoltre, nei pazienti che
hanno già avuto un evento cardiovascolare il tasso di recidiva è del 50% al primo
anno, mentre in caso di evento ricorrente questo si alza raggiungendo il 75%
nell’arco dei tre anni successivi1.
Svariati sono i
fattori influenzanti il rischio cardiovascolare residuo, oltre ai fattori noti
ma non modificabili quali età, sesso e predisposizione genetica, sono da
tenere in considerazione adiposità addominale, pressione arteriosa,
insulino-resistenza e fumo. Anche le dislipidemie giocano
sicuramente un ruolo importante nella probabilità di sviluppare un evento
cardiovascolare, in particolar modo gli alti livelli di LDL, volgarmente
noto come “colesterolo cattivo”, ma anche alcune lipoproteine, tra cui la lipoproteina
a, e i trigliceridi, che sono microparticelle di grassi che
circolano nel sangue.
Negli ultimi anni
si è compreso che, nonostante i trattamenti in grado di tenere sotto controllo
il colesterolo cattivo (LDL), rimane una elevata probabilità da parte del
paziente, di incorrere in un nuovo evento cardiovascolare. La placca
aterosclerotica, principale causa dell’infarto, subisce delle modifiche anche a
causa di altri fattori concomitanti, quali i trigliceridi. Al pari del
colesterolo, infatti, i trigliceridi contribuiscono a indurre una risposta
infiammatoria nelle pareti delle arterie, ed al fenomeno di formazione delle
placche aterosclerotiche, che nel tempo provocano un restringimento dei vasi
sanguigni limitando l’afflusso di sangue.
“Ad oggi sono diverse le misure terapeutiche efficaci per
tenere sotto controllo il rischio lipidico, tra cui le statine, ezetimibe e i
farmaci biologici, ma nonostante questi trattamenti una buona percentuale di
pazienti continua ad essere esposta ad un rilevante rischio residuo, legato ad
una serie di componenti che non siamo ancora in grado di gestire al meglio come
il rischio residuo infiammatorio, l’elevata concentrazione sierica di acido
urico (iperuricemia) e infine la problematica molto diffusa dei trigliceridi” -
spiega Furio
Colivicchi, Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi
Ospedalieri (ANMCO).
Il ruolo dei
trigliceridi è stato rivalutato solo recentemente, quando si è osservato come,
nel paziente con valori di colesterolo normalizzati dal trattamento con statine,
la presenza di elevati livelli di trigliceridi costituisse ancora un fattore di
rischio cardiovascolare rilevante e quindi come fosse necessario mantenerlo controllato.
È in questo scenario
che si inserisce icosapent etile: un estere altamente purificato dell’acido eicosapentaenoico
(EPA), che
ha dimostrato nell’ambito dello studio REDUCE-IT come il suo utilizzo si associ
ad un miglioramento sostanziale della prognosi clinica in pazienti con
rischio cardiovascolare molto elevato ed elevati livelli di trigliceridi (≥ 150 mg/dL).
“Icosapent
etile, grazie alla sua formulazione altamente purificata di EPA, ha dimostrato
di avere un effetto significativo, in termini di sicurezza ed efficacia, non
solo nella riduzione dei livelli di trigliceridi, ma anche su una serie di
altre componenti clinicamente rilevanti, come il rischio aritmico” –
continua il Prof. Furio Colivicchi. “L’aspetto interessante è che il
suo effetto sembra essere in qualche misura indipendente dai trigliceridi. Infatti,
altri trattamenti farmacologici in grado di abbassare i livelli dei
trigliceridi non hanno avuto un impatto favorevole sulla prognosi clinica dei
pazienti. Solo icosapent etile è risultato efficace nel ridurre i trigliceridi
e dimostrare al tempo stesso un beneficio clinico significativo”.
Oggi icosapent
etile è l’unico farmaco all’orizzonte ad aver dimostrato di poter ridurre gli
eventi cardiovascolari in aggiunta alle statine, rappresentando di fatto una
nuova e potente arma terapeutica nelle mani del medico. Il farmaco si inserirà nel
più ampio scenario di trattamento delle malattie cardiovascolari che
rappresentano
ancora oggi la prima causa di morte nel nostro Paese e sono responsabili del
44% di tutti i decessi[2],
con una prevalenza più elevata della media europea (7.499 casi ogni
100mila abitanti) anche a causa dell’età media particolarmente alta della
nostra popolazione.
“Le malattie
cardiovascolari sono i veri big killer dei paesi industrializzati. Solo per
citare qualche dato, la cardiomiopatia ischemica è responsabile del 28% di
tutte le morti, mentre gli eventi cerebrovascolari sono al terzo posto con il
13%, dopo i tumori” – spiega Claudio Bilato, Direttore Unità Operativa
Complessa di Cardiologia, Ospedali dell'Ovest Vicentino. “La pandemia ha
inoltre contribuito ad aggravare la situazione. Il covid-19 ha agito sulle
patologie del cuore a diversi livelli: nelle persone colpite dal virus ha
generato infezioni del tessuto miocardico, trombosi, aritmie e cardiomiopatie
da stress; secondariamente ha contribuito a ritardare la diagnosi, complicando
la gestione e l’aspetto di prevenzione delle malattie cardiovascolari e riducendo
le ospedalizzazioni per scompenso. Mentre, nel prossimo futuro scopriremo le
implicazioni sociali, come isolamento, depressione e ansia, ed economiche che questa
pandemia ha lasciato sulla popolazione”.
Icosapent etile è un
innovativo trattamento in grado di poter ridurre il rischio cardiovascolare
residuo, e giunge dopo un decennio di progettazione e conduzione di ricerche
sugli esiti clinici cardiovascolari basati sull’evidenza. Nello studio di
riferimento REDUCE-IT ha raggiunto il 25% di riduzione del rischio
relativo di eventi cardiovascolari: rispettivamente del 31% per gli attacchi
cardiaci, 28% per l’ictus e 20% per la morte cardiovascolare[3].
“Abbiamo iniziato a sviluppare icosapent etile in Europa più di dieci anni fa con l’obiettivo di ripensare la gestione delle malattie cardiovascolari, con particolare attenzione alle cure preventive con icosapent etile intendiamo offrire al medico, al cittadino al paziente e alle Istituzioni un nuovo potente alleato per la lotta alle malattie cardio-cerebrovascolari” - conclude Luca Ruffini, General Manager Amarin Italia. “È un obiettivo che fa parte della mission di Amarin e continueremo a lavorare per rendere disponibile al più presto questo nuovo trattamento che promette di contribuire a migliorare la qualità di vita dei pazienti con rischio cardiovascolare residuo”.
Amarin
Amarin è un'azienda farmaceutica innovativa che guida un nuovo paradigma nella gestione delle malattie cardiovascolari. Dalle fondamenta nella ricerca scientifica all'attenzione per gli studi clinici, fino all'espansione commerciale, l’azienda sta evolvendo e crescendo rapidamente. Ha uffici a Bridgewater, nel New Jersey, Stati Uniti, a Dublino, in Irlanda, a Zugo, in Svizzera, e in altri Paesi europei, oltre a partner commerciali e fornitori in tutto il mondo. Amarin è impegnata ad accrescere l’awareness sul rischio cardiovascolare, che persiste al di là delle terapie tradizionali, e a migliorarne il trattamento.
[1] Bansilal S, Castellano JM, Fuster V. Global burden of CVD: focus on secondary prevention of cardiovascular disease. Int J Cardiol 2015;201: S1–S7. 12
[2] Indolfi C. et al Circulation. 2022; 145:559–561
[3] Bhatt DL, Steg PG, Miller M, et al. Cardiovascular Risk Reduction with Icosapent Ethyl for Hypertriglyceridemia. N Engl J Med
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