L’ALCOLDIPENDENZA E’ UNA MALATTIA DIFFUSA MA CURABILE. PARLIAMONE!
Al via la prima campagna di sensibilizzazione “Un finale migliore”
“Un finale migliore” la prima campagna
di sensibilizzazione per la lotta all’alcoldipendenza,
promossa dalle 5 principali società
scientifiche nazionali del settore,
prevede spot radio e tv, pagine sulla stampa
ed un servizio di consulenza online
per creare consapevolezza su una malattia,
curabile, che colpisce circa 1 milione di persone in Italia
Milano, 20 gennaio 2014 - Il consumo di alcol costituisce il terzo fattore di rischio nel mondo per
carico di malattia e mortalità prematura. Nell’Unione Europea è più del doppio della media mondiale ed è la seconda causa di malattia e morte prematura.
In tutto il mondo, il consumo dannoso si traduce in 2,5 milioni di morti ogni anno, di cui una quota significativa si
verifica nei giovani. Un recente rapporto ha indicato che nell’UE, 1 ogni 7
decessi negli uomini e 1 ogni 13 decessi nelle donne nel gruppo di età 15-64 anni
è dovuto al consumo di alcol.
In Italia si stima siano circa 1 milione le persone alcoldipendenti
e più di 8 milioni i bevitori a rischio. Nonostante sia una malattia così
diffusa e per la quale esistono percorsi di cura, solo 6 alcoldipendenti su 100 accedono ai servizi che il Servizio
Sanitario Nazionale mette loro a disposizione, con conseguenze profondamente
negative a livello sociale poiché l’abuso danneggia il benessere e la salute
delle persone che circondano il bevitore (violenze, incidenti stradali, divorzio,
problemi familiari e sul posto di lavoro).
Questi sono alcuni dei dati del
Ministero della Salute che hanno spinto la Società
Italiana di Alcologia (SIA), la Società
Italiana di Psichiatria (SIP), la Società
Italiana di Psichiatria delle Dipendenze (SIP.Dip), Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi
delle Dipendenze (FeDerSerD) e la Società
Italiana delle Tossicodipendenze (SITd) ad unire per la prima volta le
forze per comunicare che esiste “un finale migliore” a chi crede che non ci sia
un modo per dire basta alla dipendenza da alcol.
‘Un finale migliore’ è, infatti, il nome della prima campagna di sensibilizzazione che verrà lanciata
ufficialmente a fine febbraio 2014,
con lo scopo di generare consapevolezza su questa piaga sociale tanto diffusa
quanto stigmatizzata, un disagio reale che dev’essere curato, perché curarsi è
possibile. L’iniziativa, per la quale è stato richiesto il patrocinio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di
Sanità prevede una campagna di
comunicazione multisoggetto ed il sito
Internet www.unfinalemigliore.it che nel mese di marzo metterà a
disposizione di chiunque ne faccia richiesta la consulenza gratuita di medici specialisti della dipendenza da alcol,
uno spazio che consentirà a chi normalmente non ha il coraggio di affrontare il
problema, di porre domande agli specialisti e raccontare la propria storia, in
maniera del tutto anonima.
“Per la prima volta in Italia le
cinque Società Scientifiche più rilevanti di settore si uniscono per promuovere
una sensibilizzazione a tutto campo sull’alcoldipendenza, una condizione che
richiede la massima attenzione sociale e sanitaria. Gli enormi costi generati
dall’alcol e oggi pagati dalla società, lo stigma sociale che etichetta l’alcoldipendente
come “vizioso” e non come malato, impongono un impegno che, oltre che
scientifico, è etico e rivolto a rendere centrale la persona e la sua necessità
di aiuto – afferma il prof. Emanuele
Scafato, Presidente della Società
Italiana di Alcologia – Chi soffre in
conseguenza di una personale ed errata interpretazione del bere, oggi spesso
favorita dalle pressioni sociali e mediatiche e da logiche di promozione e
commerciali prevalenti rispetto all’esigenza di più elevati livelli di tutela
della salute, ha diritto all’accesso a un intervento capace di riabilitare e
restituire la persona alla vita produttiva, agli affetti familiari, alla
società. La sfida è sollecitare la
creazione di una rete efficiente di competenze garante
di migliori opportunità di prevenzione e di cura, da porgere al maggior
numero possibile di alcoldipendenti che oggi non sono intercettati dal sistema
o ad esso non si rivolgono”.
L’alcol si insinua gradualmente
nella vita di chi diventa dipendente: non esiste un’età, un sesso, una condizione
sociale che rende immuni al rischio di attraversare la sottile linea che separa
il bere in maniera moderata dal bere incontrollato. Inizia un circolo vizioso
dove vino, birra e superalcolici non sono mai abbastanza e portano la persona ad
estraniarsi dal mondo circostante, dal lavoro e dagli affetti, che appaiono
sempre più sfocati.
“L'assunzione smodata e cronica di alcol induce una vera e propria
modificazione del cervello – spiega il prof. Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria -
La dipendenza psicologica deriva dal
fatto che l'alcol altera le aree cerebrali che mediano la gratificazione e i
neuroni che elaborano gli stimoli piacevoli. A lungo andare, oltre a
presentarsi sintomi cognitivi, come disturbi della memoria e dell'attenzione, l'alcol
assunto a dosi elevate compromette altre funzioni dell’organismo. È
responsabile di circa 60 differenti malattie e condizioni tra cui lesioni,
disturbi mentali e comportamentali, disturbi gastrointestinali, tumori,
malattie cardiovascolari, malattie polmonari, scheletriche e muscolari,
disordini riproduttivi e danni prenatali, tra cui un aumento del rischio di
nascite premature e basso peso alla nascita. Educare alla moderazione e alla prevenzione è un impegno sociale e
culturale. Intervenire è possibile: oggi esistono percorsi integrati di
cura che associano al percorso psicoterapeutico, trattamenti farmacologici
innovativi”.
La sfera psichica risente in maniera
profonda delle modifiche che avvengono a livello cerebrale, con manifestazioni
che vanno dai disturbi dell’umore più gravi come il disturbo bipolare, alla
depressione cronica, la distimia, creando quadri clinici che per gli esperti sono
sempre più difficili da interpretare. “Il 98% delle persone che assumono alcol a
dosi elevate, dunque praticamente tutti,
manifestano sintomi di ordine depressivo, e sono molto numerosi anche i
disturbi che rientrano nello spettro dell'ansia - spiega il prof. Massimo Clerici, Presidente della Società Scientifica di Psichiatria
delle Dipendenze – Effettuare una
diagnosi non è semplice poiché il quadro
clinico del paziente è spesso complesso e lo stesso alcoldipendente, sentendosi
stigmatizzato perché spesso ritenuto
'artefice del suo destino', ammette con difficoltà di avere un problema e rimanda
o non considera il consulto con lo specialista”.
Eppure
l’alcoldipendenza è una malattia curabile prima ancora che degeneri in altre
situazione più complesse come per esempio la poli-assunzione, ad
esempio di droghe. Il principio che regola la dipendenza è infatti il medesimo.
“Esiste una forte correlazione tra
l'assunzione di alcol e quella di altre sostanze stupefacenti. Il meccanismo psicologico con cui si
instaura la dipendenza, ovvero quello della gratificazione, è il medesimo per
tutte le sostanze – spiega il
prof. Icro Maremmani, Presidente della Società Italiana
Tossicodipendenze - Il poliabuso è una realtà molto frequente: l'assunzione
di alcol induce disinibizione e abbassamento della percezione del rischio,
spianando così la strada verso l'uso di altre sostanze, dalla cocaina alla
marjuana, all'eroina e così via; dall’altra parte i pazienti dipendenti
dall'uso di droghe, nel momento in cui non riescono a reperire la sostanza
d'abuso primaria, quasi sempre usano l'alcol come 'tampone'.”
Parlare
di dipendenza è un tabù che spinge al silenzio e porta alla vergogna. Per questo
motivo il sito Internet www.unfinalemigliore.it
mette a disposizione nel mese di marzo due
rubriche attraverso cui chiunque potrà porre domande (in anonimato) agli
esperti delle 5 società scientifiche promotrici del progetto, e potrà raccontare la propria storia o quella di
un familiare o amico mettendo a disposizione di tutti gli utenti le proprie
esperienze in una sorta di percorso di autoaiuto.
“L'obbiettivo di questa campagna -
commenta il dott. Fausto D'Egidio, Presidente della Federazione Italiana degli Operatori dei
Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze - è quello di generare consapevolezza non solo sul fatto che esiste una via di uscita
dal problema, ma anche sull’impatto fortemente negativo che l’alcol ha sulla
vita del dipendente e di chi gli vive accanto. L'alcolista non riesce a
controllare il consumo di alcol e non può fare a meno di bere. Chi soffre di
dipendenza da alcol perde progressivamente la capacità di relazionarsi,
lavorare ed agire, con evidenti gravi conseguenze personali, familiari e
sociali. Bisogna far capire alle persone che è importante rivolgersi ad uno
specialista, giocare d’anticipo è fondamentale per evitare complicazioni legate
ad altre patologie direttamente o indirettamente correlate all'abuso di alcol”.
L’importanza di vincere la
battaglia contro il consumo non corretto di alcol quale problema globale che
compromette lo sviluppo individuale e sociale, ha destato attenzione anche in
Vaticano: la Pontificia Accademia delle
Scienze, il cui scopo è quello di promuovere il progresso delle scienze per
il bene dell’individuo, in occasione della Conferenza del 14 Gennaio, nella sua
sede centrale in Vaticano, ha focalizzato l’attenzione sul consumo dannoso di
alcol e sulla dipendenza da alcol come fenomeno in espansione, da contrastare
per il bene dell’individuo e della società.
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