DatPPubblicati su The Lancet due nuove analisi dallo studio COMPASS
Rivaroxaban
di Bayer ha ridotto del 70% il rischio di amputazione maggiore in pazienti
con arteriopatia periferica
Milano, 22 novembre 2017 – Bayer AG ha annunciato due
pubblicazioni con nuovi dati derivanti dallo studio di Fase III COMPASS su The
Lancet , una pubblicazione relativa a pazienti con arteriopatia periferica
(PAD) e l’altra con pazienti affetti da malattia coronarica (CAD). Questi
articoli forniscono ulteriori risultati e analisi, oltre i dati dello studio
COMPASS, presentati per la prima volta durante una sessione Hot Line al
Congresso ESC 2017 di Barcellona il 27 agosto scorso.
I risultati dall’analisi dei pazienti con malattia arteriosa
periferica (PAD) mostrano che rivaroxaban a dosaggio vascolare 2,5 mg due volte
die più aspirina 100mg in monosomministrazione riducono considerevolmente il
rischio di amputazioni maggiori del 70% (riduzione rischio relativo) e il
rischio dell’endpoint composito di eventi avversi cardiovascolari maggiori
(MACE), eventi avversi maggiori agli arti (MALE) e amputazioni maggiori del 31%
(riduzione rischio relativo), rispetto ad aspirina 100mg in
monosomministrazione giornaliera
In particolare, nella popolazione di pazienti con
arteriopatia periferica, il regime con rivaroxaban 2,5 mg due volte/die più
aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera, ha dimostrato una
riduzione del rischio relativo del 28% per l’endpoint primario d’efficacia,
ovvero eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE), e del 46% per gli eventi
avversi maggiori agli arti (MALE) rispetto ad aspirina 100mg in
monosomministrazione giornaliera. Le percentuali di emorragia sono state basse
e, anche se c’è stato aumento di emorragia maggiore, non si è verificato un
incremento significativo di emorragia fatale o in organo critico con
rivaroxaban 2,5 mg più aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera, rispetto
alla sola terapia con aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera
Allo stesso modo, nella popolazione di pazienti con CAD, la
combinazione della dose vascolare di rivaroxaban più aspirina riduceva in modo
significativo il rischio eventi avversi cardiovascolari maggiori (endpoint
primario MACE rispetto alla sola aspirina).
La mortalità per tutte le cause è stata valutata anche
separatamente in entrambe le popolazioni dei pazienti; con rivaroxaban 2,5 mg
due volte al giorno più aspirina 100 mg una volta al giorno, è stato ridotto in modo significativo il rischio di
mortalità per tutte le cause, rispetto ad aspirina 100 mg in
monosomministrazione (HR 0 77, 95% CI 0
• 65-0 • 90, p = 0 • 0012) nei pazienti con CAD. Nell'analisi dei pazienti con PAD,
il regime di rivaroxaban ha dimostrato di ridurre il rischio, senza raggiungere
la significatività statistica.(HR 0 91, 95% CI 0 72-1. 16, p = 0 .45).
Inoltre, la dose vascolare di rivaroxaban più aspirina 100
mg in monosomministrazione giornaliera ha mostrato un miglioramento del
beneficio clinico netto in entrambe le popolazioni dei pazienti rispetto
all'aspirina da sola (28% nei pazienti con PAD e 22% nei pazienti con CAD). Il
beneficio clinico netto è stato definito come riduzione di MACE, MALE e amputazione
maggiore, rispetto al rischio di emorragia fatale o sintomatica in organo
critico.
“Con i risultati di COMPASS assistiamo, per la prima volta,
a una considerevole riduzione sia degli eventi avversi cardiovascolari
maggiori, sia degli eventi avversi maggiori agli arti con un trattamento
farmacologico. Ciò rappresenta un importante progresso in questo campo che,
speriamo, migliorerà la pratica clinica in questa popolazione di pazienti”, ha
dichiarato la Professoressa Sonia Anand, autore dello studio e Professoressa di
Medicina presso la McMaster University di Hamilton in Canada.
“I risultati di COMPASS ci forniscono preziose informazioni
sull’impiego di rivaroxaban in modo specifico in pazienti con arteriopatia
periferica” - ha dichiarato il Dottor Joerg Moeller, Responsabile Sviluppo e
Membro del Consiglio Direttivo della Divisione Pharmaceutical di Bayer AG -.
“L’arteriopatia periferica rappresenta un notevole onere per la salute pubblica
e questi risultati, uniti al nostro programma di sviluppo clinico in corso,
dimostrano il nostro impegno a operare costantemente per migliorare le vite dei
pazienti e a offrire ai medici ulteriori opzioni terapeutiche”.
Le malattie cardiovascolari, che includono CAD e PAD, sono
responsabili di circa 17,7 milioni di morti ogni anno, rappresentando il 31% di
tutte le morti. I pazienti con queste condizioni sono a rischio di eventi
trombotici che possono portare a disabilità, alla perdita di un arto e alla
perdita della vita. In particolare, si stima che circa 202 milioni di persone
in tutto il mondo vivano con una PAD3 e che la CAD sia il tipo più comune di
malattia cardiaca4, che nel 2015 ha causato circa 8,8 milioni di morti in tutto
il mondo5.
La terapia raccomandata dalle attuali Linee Guida per questi
pazienti comprende una terapia antiaggregante piastrinica6,7, con una terapia
anticoagulante in associazione a terapia antiaggregante singola, solo se
presente una patologia concomitante che necessita di anticoagulazione.
Questi risultati relativi ad entrambe le popolazioni con PAD
e CAD, esaminate nello Studio COMPASS, sono in linea con quelli dell’intera
popolazione del trial (che comprende pazienti con coronaropatia) pubblicati ad
agosto 2017 sul New England Journal of Medicine8.
Rivaroxaban è il primo e unico anticoagulante orale
non-antagonista della vitamina K (NOAC) studiato in queste popolazioni di
pazienti ad alto rischio.
Lo Studio COMPASS
Lo studio di Fase III COMPASS, randomizzato, controllato,
con 27.395 pazienti è il più vasto trial, ad oggi, su rivaroxaban. COMPASS è
stato condotto in collaborazione con il Population Health Research Institute
(PHRI) in oltre 600 Centri di più di 30 Paesi del mondo.
Lo Studio COMPASS ha valutato rivaroxaban nella prevenzione
di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE), che comprendono morte per
cause cardiovascolari, infarto del miocardio e ictus, in pazienti con
coronaropatie, arteriopatie periferiche o entrambe.
In un sottogruppo di COMPASS sono stati valutati 7.470
pazienti affetti da sola arteriopatia periferica (PAD), di cui 4.129 con sola
PAD sintomatica agli arti, 1.919 con arteriopatia carotidea, e 1.422 con CAD e
basso indice pressorio caviglia/braccio.
Un‘analisi separata ha valutato 24.824 pazienti con sola
CAD; la malattia multi-vaso è stata diagnosticata nel 62% (15.462) di questi
pazienti e il 69% (17.028) dei pazienti ha avuto una storia di infarto del
miocardio.
I pazienti hanno ricevuto aspirina 100 mg in monosomministrazione
giornaliera per un periodo iniziale di 30 giorni e sono stati, poi,
randomizzati con rapporto di 1:1:1, per ricevere (con o senza pantoprazolo):
I pazienti, che prima dell’arruolamento erano in terapia con un inibitore di pompa protonica, hanno continuato con la terapia che assumevano. Quelli che non hanno avuto necessità di terapia continuativa con inibitore di pompa protonica sono stati randomizzati per ricevere pantoprazolo o placebo.
Risultati di efficacia per la popolazione di pazienti con arteriopatia periferica nello Studio COMPASS
Per quanto riguarda l’endpoint primario d’efficacia di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) comprendenti ictus, infarto del miocardio e mortalità per cause cardiovascolari, rivaroxaban 2,5 mg due volte/die più aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera ha dimostrato una riduzione del 28% del rischio relativo rispetto alla terapia con la sola aspirina 100mg in monosomministrazione giornaliera (hazard ratio [HR] 0,72; intervallo di confidenza [IC] al 95% 0,57-0,90; P= 0,0047). Per l'endpoint di eventi avversi importanti agli arti (MALE) inclusa l'amputazione, rivaroxaban 2.5 mg due volte al giorno più aspirina 100 mg una volta al giorno ha ridotto il rischio del 46% (HR 0.54, 95% CI 0.35-0.82, P = 0.0037). Anche rivaroxaban 5 mg due volte/die da solo ha ridotto il rischio per l’endpoint composito rispetto ad aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera (HR 0,86; IC al 95% 0,69-1,08; P=0,19), tuttavia questo risultato non è stato statisticamente significativo.
Per l’endpoint composito di MACE, eventi avversi maggiori agli arti (MALE) o amputazione maggiore, rivaroxaban 2,5 mg due volte/die più aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera ha dimostrato una riduzione del rischio relativo del 31% rispetto ad aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera da sola (HR 0,69; IC al 95% 0,56-0,85; P=0,0003). In particolare, rivaroxaban 2,5 mg due volte/die più aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera ha ridotto il rischio di amputazione maggiore d’arto del 70% rispetto ad aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera (HR 0,30; IC al 95% 0,11-0,80; P=0,01).
Risultati di sicurezza per la popolazione di pazienti con arteriopatia periferica nello Studio COMPASS
Rivaroxaban 2,5 mg due volte/die più aspirina 100 mg in monosomministrazione giornaliera ha aumentato il rischio di emorragia maggiore definita secondo la Società Internazionale di Trombosi ed Emostasi (International Society on Thrombosis and Haemostasis - ISTH) modificando però un criterio* (HR 1,61; IC al 95% 1,12-2,31; P=0,0089).
Risultati di efficacia per la popolazione di pazienti con CAD in COMPASS2
Rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno più aspirina 100 mg una volta al giorno ha ridotto il rischio dell'endpoint primario di MACE più di 100 mg aspirina una volta al giorno da sola (HR 0,74, 95% CI 0,65-0,86, P <0,0001). Rivaroxaban 5 mg due volte al giorno ha anche ridotto il rischio di MACE (HR 0.89; 95% CI 0.78-1.02; P = 0.09) nella popolazione di pazienti con CAD, senza raggiungere la significatività statistica però.
Risultati di sicurezza per la popolazione pazienti con CAD in COMPASS2
Rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno più aspirina 100 mg una volta al giorno ha provocato più emorragie maggiori rispetto ad aspirina 100 mg una volta al giorno da sola (HR 1,66; 95% CI 1,37-2,03; P <0,0001) e allo stesso modo più sanguinamenti sono stati osservati nel gruppo rivaroxaban 5 mg due volte al giorno da solo, rispetto ad aspirina 100 mg una sola volta al giorno da sola (HR 1.51, 95% CI 1.23-1.84, P <0 • 0001).
* Per il principale endpoint di sicurezza è stato utilizzato un criterio modificato rispetto a quello ISTH per l’emorragia maggiore, che ha compreso emorragia fatale, sintomatica in organo importante, in sito chirurgico che ha richiesto reintervento, e che ha comportato ospedalizzazione (comprese cure di pronto soccorso o altro servizio di assistenza medica per patologia acuta senza ricovero). A differenza dei criteri ISTH, tutte le emorragie che hanno comportato cure di Pronto Soccorso o altro servizio di assistenza medica per patologia acuta o ospedalizzazione sono state considerate emorragia maggiore.
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