Oncoematologia: il 70% delle discussioni sulle terapie avvengono tra pazienti. Dybala e Le Iene tra gli “inaspettati” Influencer 2016/2017
Queste alcune delle informazioni emerse
dal primo Social Report sull’Oncoematologia voluto dall’Associazione Lampada di
Aladino Onlus, in collaborazione con l’Assessorato al Welfare della Regione
Lombardia e il contributo non condizionato di Gilead Italia; un’analisi su
oltre 59,3K conversazioni in
Rete avvenute negli ultimi 12 mesi - da settembre 2016 a ottobre 2017 - sul
tema dell’oncoematologia e delle principali malattie oncoematologiche.
Milano, 13 novembre 2017 – Tra gli autori
più ‘coinvolgenti’ e quindi in grado di creare un maggior numero di
reazioni ci sono il calciatore della
Juventus Paulo Dybala e il giovane talento musicale Federico Rossi; tra i contenuti più ripresi ci sono le
inchieste e gli scandali, come il servizio de Le Iene sul presunto inquinamento
radioattivo in Calabria che si uniscono alle storie di malati veicolate da Fondazioni
e Associazioni, e immagini, che rimbalzano sui Social, di VIP prestati ad
attività di fundraising. È questo un pezzo del puzzle costruito dal Primo Social Report in Oncoematologia
fortemente voluto dall’Associazione Lampada di Aladino Onlus in collaborazione
con l’Assessorato al Welfare della Regione Lombardia e il contributo non
condizionato di Gilead Italia.
Un’analisi di 12 mesi di messaggi affidati alla Rete da voci più - o meno - competenti
legati a un tema delicato. Conversazioni che avvengono quotidianamente e che
possono portare conforto, dare informazioni e consigli più o meno utili,
influenzare, indirizzare le scelte: di una terapia, di un comportamento, di una
struttura sanitaria.
A proposito di
influenza sulle scelte dei pazienti o caregivers,
un dato emerge sugli altri: il 70% delle conversazioni sui trattamenti/terapie
da utilizzare avviene nelle web tribes, spazi di conversazione
che si aprono e si alimentano su un tema specifico, nelle aree commento delle social news o in aree di discussione di advocates,
soggetti che parlano in maniera ricorrente di questo tema.
“La salute in rete
rappresenta un progresso o è un potenziale pericolo? È una domanda che mi
faccio spesso…L’asimmetria delle conoscenze ha per anni governato il rapporto
medico-paziente, il web sta riducendo ogni giorno queste differenze ed è
diventato in molti casi un prezioso alleato per pazienti e familiari. Se da un
lato, infatti, le web tribes e, in
generale, il confronto, anche in Rete, tra pazienti o familiari - non mediato o
moderato da medici o Associazioni di pazienti come la nostra - è positivo
perché in molti casi rappresenta una condivisione di un problema, un momento di
conforto e sostegno reciproco, dall’altro è anche rischioso, in particolare
quando affronta argomenti legati alle terapie che possono includere anche rimedi
alternativi che non poggiano su basi scientifiche solide; e tutto questo avviene
ogni giorno, più volte al giorno e a nostra insaputa” afferma Davide Petruzzelli, Presidente di
Lampada di Aladino Onlus. “L’unica certezza che abbiamo è che si tratta di una
realtà inconfutabile con la quale urge confrontarsi, ed è controproducente
ignorarla. Per questo abbiamo voluto questo Report che rappresenta un primo
importante Osservatorio di quello a cui i pazienti sono esposti ogni giorno e
ci potrà permettere di costruire insieme il percorso necessario a maneggiare al
meglio uno strumento potente ma anche insidioso come i Social Network”.
“Siamo molto felici
di aver sostenuto fin dall’inizio la nascita di questo Social Report in
Oncoematologia che ci dà uno spaccato di quanto avviene sui Social media. Si
tratta di una iniziativa molto importante perché fotografa in maniera precisa
le richieste, i dubbi e le ansie dei pazienti che soffrono di patologie
oncoematologiche. Rappresenta, inoltre, un lavoro molto utile che ci aiuterà a
costruire servizi tagliati sulle loro reali necessità e un modello da
‘esportare’ anche in altre aree terapeutiche” aggiunge Giulio Gallera Assessore al Welfare di Regione Lombardia che ha
sostenuto il progetto.
“Il paziente che
afferisce alla nostra struttura ospedaliera è in costante evoluzione, non
soltanto più competente riguardo alla propria condizione ma in molti casi anche
con alcune convinzioni radicate che il medico specialista può far fatica a
contrastare; questo comporta una maggiore difficoltà a stabilire un rapporto di
fiducia che è alla base di un trattamento efficace” sostiene Matteo Della Porta, Responsabile
sezione Leucemie, dell’Unità di Ematologia presso l’Humanitas Cancer Center.
“Nelle conversazioni che avvengono in Rete, soprattutto argomenti delicati come
quelli che ruotano attorno al tema dei trattamenti di patologie
oncoematologiche l’intervento, la moderazione del clinico dovrebbe essere una
costante, o perlomeno i pazienti/cittadini dovrebbero avere una bussola con cui
muoversi per cercare sostegno, conforto e consiglio ma in ambienti ‘sicuri’,
‘certificati’”
“Attorno al tema
della sana informazione in Rete anche le aziende devono muoversi nella stessa
direzione di Comunità scientifica, Istituzioni e Associazioni di pazienti verso
l’unico obiettivo che è la salute del paziente” conclude Valentino Confalone General Manager di Gilead Italia che ha
partecipato alla realizzazione dell’indagine con un contributo non
condizionato. “Siamo lieti di aver potuto contribuire alla realizzazione di
questo primo report che ha il merito di aver voluto affrontare un tema così
delicato come la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni oggi
reperibili in rete, che rappresentano spesso una risorsa importante per i
pazienti e chi se ne prende cura”.
I numeri e i principali risultati del Report
Negli ultimi 12
mesi sul tema dell’oncoematologia e delle principali malattie oncoematologiche
sono stati scritti online 59,3K messaggi, il 3,6% del totale di
quelli relativi all’oncologia.
La malattia è
raccontata attraverso le fasi che i
malati stanno vivendo e rappresenta un vero e proprio fatto di famiglia: emergono infatti con forza parole legate alle
relazioni parentali e affettive. A livello più macro, i topics più ricorrenti nella discussione sono legati alla categoria
generica di oncoematologia che raccoglie da sola il 37,5% delle citazioni. A
seguire il Linfoma (con il 33,2%), la Leucemia (con il 17,3%) e il Mieloma
(12%). Interessante infine sottolineare come quando si parla di Leucemia circa
1 volta su 10 ci si riferisca in maniera specifica alla Leucemia Linfatica
Cronica (LLC).
Questo fenomeno diviene
comprensibile se si vanno ad analizzare gli author più coinvolgenti. Ai primi posti della classifica si trovano
personalità mediatiche (come il calciatore Paulo Dybala o il cantante Federico
Rossi) e associazioni come AIL. L’analisi mostra quindi con chiarezza che i contenuti più ripresi sono le inchieste
e gli scandali, come il servizio de Le Iene sul presunto inquinamento
radioattivo in Calabria, le storie dei malati, e l’impegno ben pubblicizzato di
celebrities e influencers. Chi parla più a fondo dell’argomento sono gli
Advocates.
Gli Advocates
Analizzando nello
specifico quali sono i soggetti che parlano di oncoematologia sulla rete emerge
come siano innanzitutto le associazioni
e le fondazioni le più discusse, infatti il 40,4% di tutto il parlato
sull’oncoematologia è da loro prodotto o contiene una loro citazione. Le news (che siano i siti internet dei
quotidiani o i loro canali social) raccolgono invece il 27,2%.
Rimane circa un
terzo di messaggi (32,4%) che coinvolgono ‘altri soggetti’. Tra di loro esistono
persone che parlano costantemente e con competenza dell’oncoematologia,
presidiando quindi il tema in maniera sistematica e non casuale. Sono gli advocates e ne esistono 4 tipi:
- Self presentation: il malato utilizza i social come diario personale per condividere la propria condizione e i passi percorsi per affrontarla.
- Call to action: un personaggio più o meno noto utilizza i propri canali social per informare sulle malattie oncologiche e sensibilizzare la propria fan base.
- Medicali: pazienti e clinici si incontrano in comunità dove poter chiedere delucidazioni e pareri.
- Web tribes: forum in cui pazienti e caregiver si incontrano da pari a pari per condividere e sostenersi a vicenda.
Sono proprio
quest’ultime, le web tribes, i luoghi dove i pazienti e i caregiver parlano e condividono il proprio vissuto con persone simili a loro.
Quali sono i bisogni a cui assolvono le web
tribes?
- Normalizzazione
- Accoglienza
- Rassicurazione
I trattamenti
L’analisi svela
che 1 messaggio su 3 riguarda il tema dei trattamenti. Essi sono 20,5K messaggi
ovvero il 34,6% delle conversazioni
totali. La maggior parte delle conversazioni sui trattamenti ha luogo
sulle social news, ovvero i canali social dei quotidiani (38,6%).
Al secondo posto gli advocates e le web
tribes, dove si verifica una dimensione più dialogica che avviene tra i
pari della web tribes o tra l’advocate e la sua fan base.
A seguire il 21,4% delle conversazioni sui trattamenti si lega al parlato di associazioni, fondazioni e comitati e
il 7,2% a news online (siti internet
dei quotidiani).
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