RANIBIZUMAB: arriva la siringa preriempita HI TECH
NUOVA FORMULAZIONE A TUTELA DELLA SICUREZZA DEL PAZIENTE. TERAPIA ANCORA PIU’
PERSONALIZZATA GRAZIE AL NUOVO SCHEMA POSOLOGICO.
- Da oggi disponibile la nuova siringa pre-riempita di ranibizumab che, grazie al suo innovativo meccanismo, risulta più precisa, sicura e maneggevole, riducendo il potenziale rischio di infezioni oculari.
- Schema posologico del farmaco aggiornato e ancora più flessibile: monitoraggio e trattamento personalizzato che può ridurre fino al 40% il numero delle visite di controllo.
- Inclusione di parametri anatomici tra i criteri per il corretto trattamento - oltre a quello già utilizzato dell’acuità visiva - per garantire al paziente il miglior schema terapeutico possibile evitando il sovra o sotto trattamento.
- Ranibizumab è l’unico anti-VEGF approvato e rimborsato per cinque patologie oculari, tra cui anche la neovascolarizzazione coroideale secondaria a miopia patologica.
Milano, 15 ottobre
2014
– Arriva in Italia la prima siringa pre-riempita monouso che consente la
somministrazione intravitreale di ranibizumab (Lucentis®) per il
trattamento delle maculopatie. La siringa, contenente una soluzione di
ranibizumab pronta all’uso, sfrutta una tecnologia innovativa con chiusura a
vite dell’ago (Luer Lock®), che garantisce non solo una maggiore precisione
dell’iniezione, ma anche una maggiore sicurezza di somministrazione riducendo il
potenziale rischio di eventi avversi correlati alla sterilità.
“Questo nuovo
dispositivo consente a noi specialisti retinologi di avere a disposizione uno
strumento più preciso e rapido per somministrare il trattamento ai pazienti –
afferma Michele Coppola, Direttore della Struttura Complessa di
Oculistica del Presidio Ospedaliero di Desio – e soprattutto ci permette
una riduzione del rischio di eventi avversi correlati alla sterilità che in
alcuni casi possono compromettere l’esito della somministrazione con gravi
conseguenze per il paziente”.
Ranibizumab possiede
un profilo di sicurezza ben caratterizzato,con un’esposizione nel mondo pari a
oltre 2,8 milioni di anni-paziente[1] ed è supportato da
numerosi dati provenienti da studi clinici e dall’esperienza nel mondo reale.
Oggi, grazie alla nuova formulazione in siringa pre-riempita, sarà possibile
migliorare ancora di più l’efficienza nella pratica
clinica.
“In pratica –
continua Coppola – con questo nuovo dispositivo i medici sono nelle
condizioni di poter velocizzare l’iter di somministrazione omettendo diverse
fasi della procedura di preparazione di una siringa a partire da una fiala, come
per esempio il montaggio dell’ago filtro, l’aspirazione del farmaco dalla fiala,
la rimozione dell’ago filtro dalla siringa e la sua sostituzione con ago per
iniezione”.
L’introduzione del
nuovo device si accompagna anche ad un aggiornamento dello schema posologico che
consente una completa personalizzazione della terapia lasciando il monitoraggio
a totale discrezione del medico sulla base dell’andamento del singolo paziente,
avendo così la possibilità di ridurre il numero delle visite di controllo fino
al 40%[2] mantenendo i
risultati terapeutici ottenuti con la precedente modalità di somministrazione.
“Le nuove indicazioni
si fondano sull’evidenza secondo la quale la necessità di ritrattamento varia da
un paziente all’altro e il monitoraggio mensile potrebbe non essere necessario
per tutti – spiega Francesco
Boscia, Responsabile della Clinica Oculistica dell’Ospedale Policlinico di
Sassari – Quindi
sostanzialmente è il medico a stabilire, in base a una serie di parametri, se e
quando il paziente deve essere trattato nuovamente”.
L’aggiornamento della
Scheda Tecnica, in linea con le raccomandazioni delle società scientifiche
nazionali e internazionali, avvalora tra l’altro anche i parametri anatomici
come strumenti di valutazione e misurazione della malattia e di decisione del
trattamento.
“Sino ad oggi, nella
pratica clinica, le decisioni terapeutiche sono state prevalentemente
influenzate dalla valutazione dell’acuità visiva (VA). – continua
Boscia –Tuttavia, grazie
all’utilizzo esteso che oggi si fa della tomografia a coerenza ottica (OCT), si
è osservato che prima che si verifichi un calo della vista, ci possono essere
dei cambiamenti morfologici della retina, come per esempio lo spessore centrale,
cambiamenti della riflettività di particolari strati, localizzazione di liquido,
che offrono allo specialista informazioni necessarie per decidere se e come
ritrattare il paziente evitando casi di sovra o sotto trattamento che possono
incidere sia sulla aderenza alla terapia, sia sui
risultati.”
Ranibizumab è al
momento l’unico anti-VEGF approvato e rimborsato per cinque patologie retiniche:
degenerazione maculare neovascolare legata all’età in forma umida (wAMD),
diminuzione visiva causata da edema maculare diabetico (DME) e da occlusione
venosa retinica sia centrale (CRVO) sia di branca (BRVO), e neovascolarizzazione
coroideale secondaria a miopia patologica (mCNV), indicazione per cui il farmaco
ha ottenuto la rimborsabilità lo scorso giugno.
La CNV miopica è una
complicanza oculare molto pericolosa per la vista, che colpisce spesso gli
adulti in età lavorativa ed è una delle principali cause di perdita della vista
in tutto il mondo: rappresenta infatti la complicanza più diffusa e pericolosa
in termini di riduzione della capacità visiva legata alla miopia grave
e interessa circa l’1% della popolazione affetta da miopia grave o
patologica[3]. E’ caratterizzata
dalla proliferazione anomala, sotto e all’interno della retina, di nuovi vasi
sanguigni. Questi vasi possono rompersi e causare uno stravaso di sangue o
fluido nella retina, provocando un deterioramento irreversibile della visione
distinta centrale.
Prima
dell’introduzione della terapia con anti-VEGF, i trattamenti utilizzati per la
mCNV (fotocoagulazione laser e terapia fotodinamica con verteporfina) miravano a
stabilizzare la visione cicatrizzando la lesione.
“La terapia
fotodinamica, che ha rappresentato un notevole passo in avanti rispetto alla
terapia laser, è stata fino ad oggi l’unica terapia approvata dalle autorità
regolatorie per il trattamento della CNV secondaria a miopia patologica. –
dichiara Federico
Ricci - Dir. Resp. UOSD Patologie Retiniche, Centro di Riferimento
Regionale per la Diagnosi e Terapia della Degenerazione Maculare Senile e delle
Patologie Retiniche Cecitanti - Fondazione PTV / Università Tor
Vergata – Diversi studi hanno
dimostrato che tale procedura era in grado di garantire ai pazienti trattati
solo una stabilizzazione o un modesto miglioramento della acuità visiva. Tali
risultati venivano vanificati a lungo termine dalla induzione da parte della
terapia di una cicatrice associata ad atrofia retinica perilesionale
coinvolgente l’area maculare”. Prosegue Ricci
– “L’avvento di
ranibizumab ha invece significato un importante passo in avanti per il
trattamento dei pazienti affetti da questa malattia. Questo farmaco rappresenta
la prima terapia che ha dimostrato di poter migliorare l’acuità visiva con un
ridotto numero di iniezioni. Nello studio registrativo, infatti, ad un anno
dall’inizio del trattamento i pazienti hanno guadagnato mediamente 3 righe di
acuità visiva con un numero medio di due iniezioni-anno. Questo risultato è
particolarmente significativo se si pensa che la perdita visiva derivante dalla
CNV miopica, che di solito colpisce le persone prima dei 50 anni, esercita un
effetto profondo sulla vita lavorativa, sulle aspettative di carriera e sulla
qualità della vita di questi soggetti in una fascia di età ancora altamente
produttiva”.
L’impegno di Novartis
in oftalmologia e il programma OftAlliance
Novartis, attraverso
le sue divisioni Alcon e Pharmaceuticals, è il leader mondiale nel campo del
trattamento delle patologie della retina e, come tale, dispone del più ampio
portfolio di prodotti e strumenti, destinati ad aiutare i professionisti nel
prendersi cura dei propri pazienti.
La pipeline di
Novartis nell’ambito della retina comprende trattamenti sperimentali in fase di
sviluppo avanzato, come l’RTH258 (anti-VEGF di prossima generazione) per la
wAMD, e l’LFG316, per il trattamento della degenerazione maculare secca.
Novartis ha inoltre recentemente concluso un accordo per i diritti commerciali
al di fuori degli Stati Uniti per Fovista, rivoluzionario aptamero che lega
selettivamente il fattore di crescita piastrinico, implicato nel processo di
formazione dei nuovi vasi nella wAMD.
L’impegno di Novartis
nell’innovazione in oftalmologia è sostenuto anche in Italia da un ampio
programma di studi clinici – il programma OftAlliance – che comprende studi
clinici internazionali e nazionali con ranibizumab, per rispondere ai bisogni
non soddisfatti dei pazienti e dei medici.
Il programma,
attualmente in conduzione, include 8 studi internazionali, 4 studi
internazionali che inizieranno nel 2015, 3 studi locali e diverse collaborazioni
scientifiche con istituti di ricerca. OftAlliance prevede l’inclusione di oltre
6.500 pazienti in Italia, ed è costituito da un piano di studi clinici con
ranibizumab nelle indicazioni approvate (wet-AMD, DME e RVO) e da un piano di
studi clinici nel trattamento di patologie oftalmiche rare che potrebbero
beneficiare della terapia con il farmaco.
Novartis sta anche
iniziando una sperimentazione per patologie in ambito pediatrico, con
particolare attenzione alla retinopatia del prematuro.
Ranibizumab
Ranibizumab è stato
progettato per conservare e migliorare la vista e, nelle sue indicazioni
autorizzate e con una posologia individualizzata, ha mantenuto nella vita reale
il profilo di efficacia dimostrato negli studi clinici. Essendo un frammento di
anticorpo con una breve emivita sistemica, ranibizumab è stato specificamente
progettato, sviluppato, formulato e autorizzato per le patologie oculari e viene
prodotto secondo gli standard più elevati relativi all’uso intraoculare.
Ranibizumab è
autorizzato in oltre 100 Paesi per il trattamento della degenerazione maculare
legata all’età essudativa (wAMD), per il trattamento della compromissione della
vista causata da edema maculare diabetico (DME) e per il trattamento della
compromissione della vista causata da edema maculare secondario ad occlusione
venosa retinica (RVO), sia centrale (CRVO) sia di branca (BRVO). Inoltre,
ranibizumab è autorizzato in oltre 60 Paesi per il trattamento dei pazienti con
compromissione della vista causata da neovascolarizzazione coroideale secondaria
a miopia patologica (mCNV). Nella maggior parte dei Paesi, inclusi quelli
europei, ranibizumab viene somministrato secondo un regime di trattamento
individualizzato, allo scopo di massimizzare i risultati relativi alla vista,
minimizzando al tempo stesso il sotto- o il sovra-trattamento dei
pazienti.
Ranibizumab è stato
sviluppato da Genentech e Novartis. Genentech detiene i diritti commerciali per
ranibizumab negli Stati Uniti. Novartis detiene i diritti esclusivi nel resto
del mondo. Ranibizumab è un marchio registrato di Genentech
Inc.
Disclaimer
Il presente comunicato stampa contiene alcune indicazioni che potrebbero non corrispondere ai futuri risultati. Nel caso in cui uno o più di tali rischi o incertezze si concretizzino, oppure nel caso in cui gli assunti che hanno determinato le anticipazioni dovessero risultare errati, i risultati effettivi potrebbero essere diversi da quelli descritti in questa sede come anticipati, creduti, stimati o attesi.
Il presente comunicato stampa contiene alcune indicazioni che potrebbero non corrispondere ai futuri risultati. Nel caso in cui uno o più di tali rischi o incertezze si concretizzino, oppure nel caso in cui gli assunti che hanno determinato le anticipazioni dovessero risultare errati, i risultati effettivi potrebbero essere diversi da quelli descritti in questa sede come anticipati, creduti, stimati o attesi.
Novartis
Novartis fornisce
soluzioni terapeutiche innovative che rispondono alle esigenze in continua
evoluzione dei pazienti e della società. Con sede a Basilea, in Svizzera,
Novartis offre un portafoglio diversificato, per meglio rispondere a queste
esigenze: farmaci innovativi, cura degli occhi, farmaci generici economici,
vaccini preventivi e dispositivi diagnostici, prodotti medicinali da banco e
specialità veterinarie. Novartis è la sola azienda di livello globale a detenere
una posizione di leadership in tutte queste aree. Nel 2013 il Gruppo ha
realizzato un fatturato netto di 57,9 miliardi di dollari, mentre gli
investimenti in R&S (Ricerca & Sviluppo) nell’ambito di tutto il Gruppo
sono stati pari a circa 9,9 miliardi di dollari (9,6 miliardi escludendo
svalutazioni e ammortamenti). Le società del Gruppo Novartis contano circa
135.000 collaboratori a tempo pieno o equivalenti e operano in oltre 150 Paesi
in tutto il mondo. Per ulteriori informazioni, visitare il sito http://www.novartis.com.
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