RECORD DEGLI OVER CINQUANTA NEL 2030: LA NUOVA SFIDA È INVECCHIARE IN SALUTE
- HIV: GUARDIAMO OLTRE è la prima campagna informativa internazionale rivolta ai pazienti con HIV per affrontare invecchiamento e comorbidità.
- Invecchiare con l’HIV espone a un maggior rischio di sviluppare patologie correlate rispetto alla popolazione generale: il rischio di ipertensione raggiunge il 43%, quello di infarto il 5% (contro l’1% della popolazione generale); il rischio di epatite cronica è otto volte superiore; quello di insufficienza renale aumenta di cinque volte. L'incidenza di osteoporosi comporta il 50% di rischio in più di subire fratture, i disturbi neuro-cognitivi insorgono nel 52-59% dei pazienti.
- Si stima che nel 2030 l’età media dei pazienti sarà di 56,6 anni, con una percentuale di pazienti con età superiore ai 50 anni che passerà dal 28 al 73%.
Milano, 4 maggio 2016 – Il raggiungimento di una viremia
non rilevabile non è più il solo obiettivo nel trattamento dell'HIV. La nuova
sfida oggi è quella di accompagnare il paziente verso una gestione proattiva
delle comorbidità associate all'infezione per assicurargli una strada verso la
longevità e un invecchiamento con la migliore qualità di vita possibile. Ecco
perché nasce oggi HIV: GUARDIAMO OLTRE, la prima Campagna internazionale
di sensibilizzazione del paziente con HIV, focalizzata sul tema
dell'invecchiamento e delle comorbidità associate. La Campagna, realizzata con
il supporto incondizionato di Gilead, è attiva in 15 Paesi europei e in
Italia è patrocinata da SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e
Tropicali, Nadir Onlus, Nps (Network Persone
Sieropositive), Anlaids, Asa Onlus,
Arcobaleno Aids e Plus Onlus.
“Le terapie hanno fatto passi da gigante e oggi un paziente che riceve una
diagnosi di HIV ed è in trattamento con i nuovi antiretrovirali ha
un’aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale. – afferma Massimo Andreoni, Direttore
U.O.C. Malattie Infettive e Day Hospital Dipartimento di Medicina, Policlinico
Tor Vergata, Roma. – Uno studio recente ha valutato che nel 2010 l’età
media dei pazienti era di 43,9 anni mentre nel 2030 sarà di 56,6 anni, con una
percentuale di pazienti con età superiore ai 50 anni che passerà dal 28% al 73%.
Tuttavia, ci sono ulteriori sfide da affrontare: invecchiare con l’HIV espone a
un maggior rischio di sviluppare patologie correlate, come tumori, osteoporosi,
problemi al fegato, cardiaci e
neurologici."
È da queste premesse che nasce la Campagna HIV: GUARDIAMO OLTRE, (www.hivguardiamoltre.it): informazioni specifiche su come “invecchiare bene”, risposte alle
domande più frequenti sull’HIV, video-interviste con i consigli degli esperti e
delle Associazioni coinvolte nel progetto. “Da una parte i pazienti devono
comprendere che trattare la malattia non implica solo la soppressione della
quantità di virus nel corpo (carica virale) ma prevede un approccio
“multidimensionale” da condividere sul lungo periodo con il proprio medico;
dall'altra lo specialista deve essere in grado di offrire screening di primo
livello per le comorbidità più frequenti." – conclude Andreoni.
“Nel paziente con HIV patologie
come il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari, le nefropatie,
l’osteoporosi, disturbi cognitivi e la steatosi epatica aumentano la loro
prevalenza con l’età, ma anche a causa dell’aumentata infiammazione che il
virus stesso provoca. – afferma Antonella D’Arminio
Monforte, Direttore Clinica Malattie Infettive e Tropicali Dipartimento
di Scienze della Salute ASST Santi Paolo e Carlo, Polo Universitario di Milano – Rispetto
agli individui non infetti, nei pazienti HIV positivi le comorbidità possono
insorgere più precocemente. In particolare questi hanno maggiori probabilità di
sviluppare CVD (patologie cardiovascolari), fratture ossee e insufficienza
renale”[1].[2]
Le malattie cardiovascolari sono più comuni, con un rischio di ipertensione che
raggiunge il 43%, e quello di infarto il 5% (contro l’1%
della popolazione generale).3 Aumentano anche l’incidenza
dell’osteoporosi, che comporta il 50% di rischio in più di subire fratture4,
i disturbi neuro-cognitivi che insorgono nel 52–59% dei pazienti5,
mentre ansia e depressione colpiscono fino al 26% di persone6 affette
da HIV in Europa rispetto al 7% della popolazione generale.7 La
probabilità di sviluppare tumori è in media il doppio rispetto alla
popolazione generale, il rischio di epatite cronica è superiore
di otto volte, e quello di insufficienza renale di
cinque volte.[3]
È necessario, dunque,
cercare di occuparsi non tanto di invecchiare, ma di ‘come invecchiare’.
“La vera sfida, oggi, è
quella di fissare nuovi obiettivi, che vadano oltre il raggiungimento di una
viremia non rilevabile, fino a includere la gestione proattiva delle
comorbidità associate, in modo che le persone con HIV possano godere di una
buona qualità di vita, piuttosto che semplicemente vivere più a lungo.– precisa Simone Marcotullio, Vice
Presidente Associazione Nadir – Per questo è importante che il paziente si
senta protagonista del suo percorso di salute, che contempli sia impegno nella
prevenzione, ma anche attenzione alla diagnosi e alle strategie terapeutiche,
in accordo con il proprio medico”.
Oggi si stima che in
Italia circa 120.000 persone convivano con una diagnosi di HIV, mentre ci sono
23.000 persone con diagnosi di AIDS.8 In Italia vengono
diagnosticati 6,1 nuovi casi di positività all’HIV ogni 100.000 residenti.
L’incidenza più elevata è stata registrata nel Lazio, in Lombardia ed in Emilia
Romagna.9
Anche nella cura delle comorbidità esistono
differenze di genere che vanno tenute in considerazione?
“Effettivamente ci sono tutta una serie
di patologie proprie della donna, come ad esempio le malattie neoplastiche a
carico dell’utero che nella donna HIV positiva sono molto più frequenti
rispetto alla donna HIV negativa, a causa dell’infezione da papilloma virus.
Inoltre è importante uno stretto controllo dello stato delle ossa per la
prevenzione dell’osteoporosi. Infine le donne affrontano spesso l’infezione da
HIV in maniera diversa dagli uomini: sono più angosciate nell’affermare la
propria HIV positività al proprio partner, incorrono più facilmente in
depressione e spesso antepongono la cura dei figli e della famiglia alla cura
di se stesse.”– conclude D’Arminio
Monforte.
2Guaraldi
G et al. Clin Infect Dis 2011;53:1120–1126
3Schouten J, et al. Comorbidity and
ageing in HIV-1 infection: the AGEHIV Cohort study. XIX International AIDS
Conference. July 22-27, 2012. Washington, DC. Abstract THAB0205.
4 Shiau et al. Incidentale fractures
in HIV-infected indivuduals: a systematic review and meta-analysis. AIDS
2013;27:1949-57
5Vance D. et al. Predictions of
geriatric. Hiv in 2030.Last Infect DIS 2015;15(7) :753-754
6Rodkjaer L. et al, Depression in
Patients with HIV is under diagnosed across sectional study in Denmark. HIV
Medicine 2010;11:46-53.
7WHO. Depression in Europe.
Available at: www.euro.who.int/en/health-topics/noncomunnicable-disease/mental-healthnews/2012/10/depression-in-europe/last
accessed 12 Oct 2015
8 Dati emersi alla 20th
International AIDS Conference, Melbourne, Australia. 20-25 luglio 2014
9Centro
operativo Aids (Coa) – ISS- Dati aggiornati al 31 dicembre 2014
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